Sono tremila i mutilati ed invalidi del lavoro presenti nell’area iblea. Di questi, circa 1.600 sono associati all’Anmil onlus, l’associazione nazionale presente a livello territoriale con una propria sede. E a questi è dedicato il convegno promosso per l’8 marzo dalla presidentessa territoriale, Maria Agnello, fresca di riconferma, e dal Consiglio territoriale, con la collaborazione della sede di Siracusa presieduta da Giorgia Lauretta. L’appuntamento, in programma nella sede Anmil di Ragusa in via Monreale 1, vedrà, tra gli altri, una presenza speciale. Quella del presidente nazionale dell’associazione, Franco Bettoni, che si soffermerà su: “Tesori da scoprire: le abilità residue delle donne infortunate sul lavoro”.
“Un tema che abbiamo scelto non a caso – afferma la presidentessa Agnello – perché sempre di più siamo convinti che non serve a niente l’autocommiserazione ma sia, piuttosto, necessaria una spinta verso l’alto, soprattutto nel caso di donne invalide o infortunate, che presentano delle problematiche molto più complesse rispetto agli uomini, per riuscire comunque a vivere nella maniera più normale possibile. Nel corso del convegno forniremo tutta una serie di indicazioni e di proposte operative affinché questo percorso possa essere portato avanti nella maniera migliore”. Oltre al presidente nazionale Bettoni, ci saranno anche gli altri otto presidenti provinciali siciliani reduci dall’elezione del nuovo presidente regionale Anmil che sarà fatta venerdì pomeriggio a Palermo. Subito dopo il convegno, una delegazione dei partecipanti depositerà una corona d’alloro in viale del Fante, dinanzi al monumento ai caduti sul lavoro realizzato dal maestro Franco Cilia, artista da sempre molto vicino all’associazione.
“Diciamo che rispetto al passato – afferma Nino Capozzo, consigliere provinciale Anmil e, soprattutto, tra i quattro componenti italiani del collegio dei sindaci – la tendenza, almeno per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, è al ribasso, per lo meno nella nostra provincia. Ma questo non significa che non si debba continuare ancora ad operare, e parecchio, sul fronte della sensibilizzazione. Esistono gli strumenti perché non si verifichino incidenti sul lavoro? Certo, ci sono le norme contenute nella 626 che servono proprio a questo e che però, spesso, sono disattese. Il nostro compito è anche quello di agire in questa direzione, illustrando e chiarendo determinati contenuti”.