LE FINALITA’ DELLA NUOVA PIANTA ORGANICA DEGLI OSPEDALI E IL CONTENIMENTO DEI FOCOLAI DI BRUCELLOSI

Una richiesta precisa. Per sapere in che modo la pianta organica predisposta dall’assessorato regionale alla Sanità e rivolta alle varie realtà territoriali rispetterà e salvaguarderà i piccoli ospedali. E’ quella che l’on. Orazio Ragusa ha avanzato, durante la convocazione nella sala rossa all’Ars da parte del presidente della Sesta commissione, on. Pippo Digiacomo, di tutti i manager siciliani, all’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, presente all’incontro, e al direttore generale dell’Asp 7 Maurizio Aricò. “Ho chiarito, senza mezzi termini – spiega l’on. Ragusa – che la pianta organica è indispensabile per coprire i posti che servono ma ancora di più per garantire un futuro ai piccoli ospedali, e il mio chiaro riferimento è al Busacca di Scicli piuttosto che al Regina Margherita di Comiso, inquadrandolo nella filosofia degli ospedali riuniti che Palermo ha giustamente voluto portare avanti, dietro nostra sollecitazione, per evitare che si disperdesse il patrimonio costituito da quei nosocomi dove possono essere concentrati interventi di minore entità e quindi utili a sgravare di lavoro gli ospedali più grandi. Ma anche ad assicurare risposte sul fronte dell’emergenza-urgenza considerato che molti Pronto soccorso non riescono a fornire prestazioni in simultanea ai pazienti che accorrono per i più svariati motivi. Sono tornato anche a battere sul tasto della Chirurgia a Scicli, chiedendo di sapere come mai il reparto non sia stato ancora messo a regime nonostante l’eliminazione di tutte le anomalie e nonostante le rassicurazioni provenienti dal manager”. Ma l’altro problema sollevato durante questo importante incontro, ha a che vedere con la problematica della brucellosi che è tornata ad investire alcuni allevamenti dell’area iblea. “Si registrano focolai – dice l’on. Ragusa – nella zona di Ragusa, verso Santa Croce, oltre a qualche caso sporadico nel Siracusano. Ho condiviso la sollecitazione di un intervento rapido finalizzato a debellare il fenomeno. E’ venuta fuori anche una proposta. Considerato che alcuni veterinari lavorano soltanto un’ora a settimana con l’Asp, sarebbe forse opportuno, alla luce dell’emergenza esistente, aumentare il monte ore così che gli stessi abbiano più tempo da impiegare sul territorio per combattere questo tipo di malattie. Un’altra proposta lanciata riguarda la possibilità di destinare dei fondi all’associazione allevatori cosicché gli stessi possano usufruire di un apposito capitolo per consentire al proprio gruppo di tecnici di perlustrare il territorio con maggiore costanza e di intervenire per abbattere i capi ammalati. Ovviamente, il fondo che si andrebbe a costituire servirebbe, in parte, anche per indennizzare gli allevatori considerato che, a fronte del costo di duemila euro per ogni capo, con l’abbattimento si spendono 350-400 euro. Quindi occorrerebbe la disponibilità di una certa quantità di risorse economiche e, tra l’altro, con una certa celerità. Ecco perché è necessaria la collaborazione tra gli assessorati regionali all’Agricoltura e alla Sanità per venire fuori da questa situazione che, se non risolta subito, rischia di incancrenirsi e di procurare numerosi danni al settore zootecnico anche della nostra provincia”.