Il loro amore aveva percorso tutte le stagioni.
Vigoroso e prorompente come le gemme in primavera turgide e gonfie s’era aperto in foglie e corolle.
Aveva corso i campi gialli di grano e rosseggianti di papaveri, sfidando il bagliore accecante dei pomeriggi di estate.
La malinconia delle foglie caduche, dei rami nudi e spogli, addolcita solo un poco dalla luce ottobrina soffusa di nebbia, aveva accompagnato la sofferenza delle tante piccole separazioni, delle perdite quotidiane nell’autunno che trascolorava i verdi nei gialli e nei rossi.
Ora, nella quiete dell’inverno, sospiri e palpiti, inghiottiti dalla spessa coltre di neve che aveva ricoperto ogni cosa, lasciavano posto ai lunghi silenzi davanti al fuoco.
Sembravano belli anche gli alberi, con i pennacchi bianchi in alta uniforme.
E tutto intorno altro silenzio, anche i passi non facevano rumore.
Come in una vecchia pellicola in bianco e nero di un film muto consumavano il loro tempo.
Ragusa, 26 aprile 2009
Ciccio Schembari
Articolo pubblicato sul n. 46/2009 “Le stagioni” della rivista online www.operaincerta.it