Un unico museo diffuso in cui i visitatori scelgono il proprio percorso, si riappropriano del territorio, stringono un “patto” con la bellezza che ridiventa bene comune. Quella delle Vie dei Tesori è un’invasione pacifica, e in otto fine settimana del Festival ha consolidato il suo progetto con le sue 250 mila visite in 18 città con una ricaduta economica che sfiora gli otto milioni di euro (7.901.044 per l’esattezza) nelle città coinvolte,e una media di 462.317 euro per città.
Palermo supera 160mila visitatori con un impatto economicodi 5.3 milioni di euro e un impatto occupazionale equivalente a 91 posti di lavoro Ula (unità lavorative a tempo pieno), rafforzando il ruolo del festival come leva economica per la città. Catania fa un balzo in avanti e, nonostante il secondo weekend sia stato rovinato dall’alluvione, cresce oltre 22 mila partecipanti, quasi il 25 per cento in più rispetto al 2023, segno che il festival piace parecchio anche nella Sicilia orientale. La ricaduta sulla città supera i 750 mila euro. Straordinario anche il riscontro su Ragusa che ha aggiunto un 33 per cento a numeri già importanti (e con Scicli e Noto supera le 9 mila presenze nel Val di Noto); è cresciuta ancora (ma non è una novità visto che è così da tre anni) anche Termini Imerese con un +28 per cento, trascinata da Palazzo Sansone Chiarano; poi Sciacca con un bel 23 per cento in più (e hanno funzionato i palazzi storici aperti per la prima volta), Bagheria, sempre trascinata dalla “Villa dei mostri”, +14 per cento. Messina ha ottimi numeri, i visitatori hanno amato molto le sue chiese fruibili solo in questa occasione; Enna ha aperto i giardini segreti dei conventi e Caltanissetta si è dedicata a luoghi della memoria. Ottima performance per Carini che nei primi due weekend ha visto la gente in coda di venerdì per visitare il mosaico romano in restauro; Corleone ha condotto nei luoghi della legalità. E, fuori dalla Sicilia, per il settimo anno Mantova quest’anno ha restituito i luoghi dimenticati dei Gonzaga e ha sfiorato le tremila presenze.
Interessante l’identikit del visitatore-tipo e l’analisi dei rilevamenti dell’OTIE (Osservatorio sul turismo nelle isole europee), presentati dal presidente Giovanni Ruggieri, docente di Economia del Turismo all’Università di Palermo. “Il pubblico va dai 35 anni ai 50 anni: sono visitatori culturalmente preparati, che arrivano non solo per vedere ma per imparare. Abbiamo contato almeno 60 professioni diverse”, anticipa Ruggieri. Uno studio che, accanto al Festival nelle città, ha dedicato un focus al Borghi dei Tesori Roots Fest, che si è svolto in tre weekend tra maggio e giugno dell’anno in 46 piccoli Comuni delle nove province siciliane, e che ha coinvolto oltre 11 mila visitatori con esperienze, tour e itinerari dedicati all’Anno delle Radici italiane nel mondo.
Le Vie dei Tesori, che ha trasformato 18 città siciliane in musei diffusi, si conferma un potente motore di sviluppo culturale e turistico per il territorio; attira un vasto pubblico da tutta Italia e dall’estero: il 97 per cento dei visitatori consiglierebbe una vacanza in Sicilia durante il Festival. Tiene sempre altissimo il livello di gradimento che supera sempre il 90 per cento, rinsaldando la sua posizione di esperienza culturale tra le più amate nell’Isola. Genera valore: quest’anno la spesa complessiva è di 7.9 milioni di euro nelle città coinvolte, con una media di 462.317 euro per città.
Il 30 per cento dei turisti ha esplorato diversi comuni siciliani, facendo nascere circuiti autonomi sul territorio: sono viaggiatori che amano l’ospitalità alternativa – B&B e appartamenti – e restano almeno tre notti, la spesa media giornaliera è tra 50 e 80 euro.
Il visitatore-tipo del festival è soprattutto tra i 35 e i 50 anni (34.4 per cento) e tra i 50-70 anni (36.8 per cento), ma i giovani non si fanno lasciare indietro (24.2 tra i 18 e i 35 anni); è quasi sempre laureato o sta seguendo un master. È molto curioso, ama scoprire posti ed esperienze nuovi; ma si nota anche un’alta percentuale di visitatori nelle persone tra i 50 e i 70 anni (38 per cento) che apprezzano particolarmente l’esperienza diretta e l’interazione con i narratori locali. Il turista (rispetto al 2023) spende di più per i musei e meno per i souvenir, cerca di risparmiare sugli acquisti, sui trasporti e sui tour organizzati, ma adora la buona tavola: la sua spesa per cibo e bevande è quasi triplicata.
Il 69.3 per cento degli intervistati ha già partecipato al festival in passato, ma cresce di parecchio la quota di chi che partecipa per la prima volta, attribuibile all’afflusso di turisti, escursionisti e viaggiatori in città. La visita ai luoghi diventa sempre più un’esperienza di coppia: il 37.4 per cento scopre i luoghi con il partner, il 25 per cento con amici, il 22 per cento con la famiglia. Ma c’è anche il bello della scoperta da soli: 14 per cento. E per tutti si tratta di un’esperienza da ripetere (88.4 per cento). La permanenza media è di tre notti, quasi sempre nei weekend; non sempre sono giunti per il festival, ma rimangono appena vengono a conoscenza del programma. Resta la richiesta che il festival sia esteso a più weekend di quelli in programma.
Tra le diciotto città siciliane (più l’ormai sempre presente Mantova), Palermo svetta superando le 160 mila presenze in cinque weekend e si conferma uno degli appuntamenti culturali più importanti del Sud Italia. Segue Catania (con la vicina Acireale) che ha un vero exploit, e nello stesso periodo mette insieme oltre 22mila visitatori, circa 4mila in più rispetto allo scorso anno, e sarebbero stati anche di più ma ha dovuto fare i conti con un weekend di feroce maltempo. Nelle altre città il Festival si è svolto invece in tre weekend, dieci città a settembre e altre sei a ottobre.
Folto il drappello del Palermitano, dove quest’anno il podio è ri-toccato a Bagheria che ha visto ancora crescere i suoi numeri, trascinata dalla “Villa dei Mostri”, che le ha permesso di toccare le 8412 presenze (la città più visitata dopo Palermo e Catania); segue agguerrita e in crescita, ma distaccata, Termini Imerese con i suoi 4908 visitatori (l’anno scorso erano stati “solo” 3524 visitatori), poi Carini con il suo percorso lungo oratori e organi monumentali (2990) e Corleone il cui bel programma ha raccolto 2121 visitatori.
Si conferma l’attrattività del Trapanese che mette insieme ben 19 mila presenze, ma a differenza dello scorso anno c’è un vero balzo in avanti di Mazara del Vallo che quasi raddoppia e passa dai 2300 visitatori dell’anno scorso, ai 4169 di quest’anno; e continua la sorpresa di Alcamo, con una proposta attorno cui si stringe veramente l’intera comunità: per la terza volta è in crescita, tocca 5073 visitatori (l’anno scorso erano 4474) e sale di un altro 10 per cento. Trapani conferma la buona performance e conta 7160 presenze; Marsala ha portato nei siti archeologici, e ha avuto le visite alle cantine quasi sempre sold out, e così ha sfiorato le tremila presenze. Messina ha confermato la buona performance dello scorso anno, ha aggiunto in corsa un luogo molto amato, la cappella delle reliquie della Cattedrale e riaperto la Prefettura: i visitatori sono stati 5329. Sciacca è scesa nelle profondità del mare per stringere la mano (virtualmente, con i visori) all’isola Ferdinandea, ma ha anche costruito esperienze inedite e percorsi veramente particolari: è stata premiata da 3357 visitatori (800 in più dallo scorso anno). Per Enna si è trattato di una scoperta continua: giardini segreti, passaggi sconosciuti, spettacoli: sono piaciuti a 4811 visitatori; e meraviglia l’avvio della piccola e preziosa Leonforte che, al suo debutto, mette già insieme 1947 visitatori. Anche Caltanissetta ha contato sulle memoria (ma anche sui siti e le gallerie d’arte) apprezzate da 3376 visitatori. Ragusa ha viaggiato in verticale, perché i campanili da visitare erano parecchi e il pubblico ha dovuto far buon uso delle gambe: nessuna paura, i numeri lo dimostrano, 5708 visitatori (circa duemila in più dello scorso anno), mentre la piccola Scicli, il gioiello barocco, ha voluto scommettere sulle cappelle rupestri e ha registrato 2118 presenze; poco lontana, sempre nel cuore del barocco, è ritornata nel festival anche Noto con un’edizione-gioiello di cinque luoghi, e ha riaperto un bunker della seconda guerra mondiale: apprezzato da 1225 visitatori. Infine Mantova, unica tappa fuori dall’Isola, dove il festival si svolge ormai da sette anni e dove quest’anno sono state raggiunte 2953 presenze.