Se ci fosse ancora qualche dubbio sull’inaffidabilità delle società petrolifere e sulla conseguente necessità di votare “SI” al prossimo referendum del 17 aprile basterebbe leggere il documentato dossier tecnico Legambiente sulla valutazione delle attività estrattive in provincia di Ragusa. Il documento contesta puntualmente la richiesta di verifica di assoggettabilità presentata dalla società Irminio al Ministero dell’Ambiente che prevede di sottoporre l’aumento della durata delle prove di produzione da poche settimane a 24 mesi, e di effettuare sui nuovi pozzi in via di perforazione lungo il fiume Irminio.
Diverse ed articolate le motivazione dell’opposizione dell’Associazione ambientalista Iblea:
1. le prove di produzione devono essere sottoposte a VIA e non a verifica di assoggettabilità. Mettere un box in cui si descrive la differenza tra assoggettabilità e VIA.
L’intento della società petrolifera è evidente: si punta a spezzettare l’attività che prevede di realizzare (la eventuale coltivazione dei nuovi pozzi) per “evitare” la più complessa procedura di VIA. Ciò è contrario alla normativa italiana ed europea ma anche e soprattutto agli orientamenti giurisprudenziali in materia che ribadiscono che un progetto debba essere presentato nella sua interezza (ricerca e coltivazione).
Inoltre quattro anni fa nel richiedere la procedura di VIA alla Regione Siciliana la ditta Irminio ha dichiarato che le prove di produzione sarebbero durate solo poche settimane e di operare in un giacimento ben conosciuto da 30 anni. Cosa è cambiato da allora per estendere le prove di produzione da poche settimane a ben 24 mesi? Forse perché, secondo la normativa nazionale, sul petrolio ottenuto dalle prove di produzione non si pagano royalty?
2. C’è poi il caso strano di un pozzo fantasma ubicato nella stessa identica posizione dove dovranno essere realizzate le tre perforazioni dei pozzi 6,7,8. Infatti il Ministero della Sviluppo Economico dichiara che tale pozzo è stato perforato dalla società Irminio nel 1998 ad una profondità di 2289 mt, la stessa (220-2.400 mt) che ci si prefigge di raggiungere con le attuali perforazioni, e che è risultato essere sterile. Quindi non si capisce quale possa essere l’interesse a trivellare in un’area che, almeno sulla carta, risulta sia stata precedentemente sottoposta ad una perforazione il cui esito è stato negativo. Speriamo si tratti di un errore da parte del sito Ministeriale. Perché se così non fosse, ci dovremmo chiedere per quale motivo sia stato dichiarato un pozzo che non è stato poi realizzato. Che interesse avrebbe avuto la società a fare ciò?
3. Aggiungere piano paesaggistico e carsismo e valenze ambientalista
Purtroppo non è la prima volta che ci si ritrova davanti a situazioni di poca chiarezza: infatti già nella Relazione Tecnica allegata all’istanza di prima proroga decennale presentata il 20 gennaio 2009 alla Regione Siciliana (pag. 23), si afferma che non si prevedono sbancamenti in terra, perché l’area prescelta per i nuovi pozzi 6,7,8 è pianeggiante. Ma basta andare in c/da Buglia Sottana per vedere gli sbancamenti di diversi metri, e non di terra ma di roccia. Come si potrà tornare al paesaggio preesistente in caso di pozzi sterili, è un mistero. (allegata foto lavori e immagini del sito del MISE ). Ci chiediamo dove siano gli organi di controllo.