In un periodo storico di profonda crisi economica, dove le politiche giovanili sono sempre più trascurate e dove il lavoro diviene chimera, ed in un panorama scolastico travolto dai tagli le nuove generazioni gridano : «noi ci siamo, ci saremo sempre perché siamo il futuro di questo Paese»
Post occupazione, i ragazzi del liceo S.Cannizzaro di Vittoria raccontano ai lettori di “Ragusaoggi” la propria esperienza.
1)Cosa ha significato per voi l’esperienza dell’occupazione?
Per tutti noi ragazzi quella dell’occupazione è stata un’esperienza profonda, che ci ha segnati sia dal punto di vista della formazione politica e civile, sia dal punto di vista umano. Abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare, oltre a una nuova forma di insegnamento e studio, autogestito ed attento alle esigenze di tutti, anche una concezione di democrazia diversa, che ha dato e dà peso alle idee ed alle proposte di ognuno, facendoci così parte attiva della nostra scuola. Allo stesso modo, l’esperienza dell’occupazione ci ha permesso di stringere dei legami con tutti i nostri compagni di scuola e di vita, legami forti, veri, che ci accompagnano anche nella vita di tutti i giorni, al di là dell’ambito scolastico.
2)Parliamo del dopo: cosa pensate di aver apportato con il vostro grido pacifico di protesta? Cosa pensate di aver cambiato?
Assolutamente nulla, ma per la gravità della situazione e per la serietà con cui abbiamo svolto la nostra occupazione siamo riusciti a coinvolgere molte scuole, non solo a Vittoria, ma anche in provincia. Insieme a loro il movimento di protesta è stato più coeso e ha mandato un messaggio forte e chiaro alla società: noi ci siamo, ci saremo sempre perché siamo il futuro di questo paese. Questo governo ha spesso ignorato il nostro messaggio, ritenendoci di fatto dei buoni a nulla, menefreghisti e nichilisti, ma abbiamo dimostrato di poter e saper fare qualcosa, qualcosa di buono e costruttivo. Se non abbiamo cambiato le leggi o il modo di governare, abbiamo di certo attraverso la collaborazione di tutte le scuole d’Italia – cambiato, almeno in parte, l’opinione che la gente e il governo aveva di noi.
3)Alcuni striscioni riportavano lo slogan “questo governo ti odia, abbattiamolo”:confermate tali dichiarazioni? Vorreste motivarne il significato?
Non confermiamo, dato che lo slogan “Questo governo ci odia, abbattiamolo!” è stato lanciato da un gruppo ristretto e non concepito nell’ambito dell’occupazione. Oltre a questo, il contenuto dello slogan è errato, visto che non è solo questo governo ad odiarci ma, come si evince dalla situazione economica e sociale dell’Italia, ci hanno odiato anche quelli passati. Inoltre, ora che il governo è caduto, non c’è più nulla da abbattere. La protesta, che ha visto nell’occupazione il suo culmine, ha diversi slogan che la identificano. Fra questi: “Non ci avrete mai come volete voi”, “Occupiamo il presente per liberare il futuro”, “Stiamo imparando a vincere!”. Slogan dal significato molto forte che hanno come diretto antagonista quel sistema di politica liberista che sta affondando sempre più la fascia già debole della popolazione, quella degli studenti e dei lavoratori che, secondo l’articolo 1 della Costituzione italiana, rappresentano le fondamenta della nostra Repubblica e andrebbero dunque tutelati.
4)Come commentereste le parole di Eugenio Montale “Il mondo muore di noia, l’impiego del tempo è letteralmente spaventoso. I giovani che si agitano un po’ dovunque non se ne rendono forse conto, ma il loro vero problema non è né sociale né economico. A loro non interessa più nulla, ecco il fatto”.
Vera. Se si considera la cosa dal punto di vista esterno è questo che si può intendere della società giovanile. Ma con il nostro impegno abbiamo in parte confutato questa affermazione. Non abbiamo occupato la nostra scuola con l’intenzione di fare vacanza ma, al contrario, l’intensità dei ritmi della protesta e la necessità di una buona organizzazione per portarla avanti al meglio sono risultati di gran lunga più stancanti e stressanti della normale attività scolastica.Il pensiero secondo cui ai ragazzi non importa nulla sta proprio alla base dell’azione di governo. Continuare ad affermare che lo si fa solo per amore del baccano o che noi giovani siamo dei menefreghisti è un mero rifiuto della realtà che gli si para davanti agli occhi.
In ogni caso bisogna considerare che l’affermazione di Montale risale a un periodo storico ben diverso da quello che stiamo vivendo adesso. Anche se la storia si ripete ed è vero che anche oggi alcuni ragazzi risultano disinteressati, non si può dire che nulla è cambiato. Oggi i giovani fanno sentire la loro voce, sono più consapevoli del mondo che li circonda (ed in questo i mass media ed i social network, che ai tempi di Montale non esistevano, svolgono un ruolo fondamentale), vogliono sentirsi parte attiva della società.
5)In ultima analisi, la scuola ideale che vorreste?
Ispirandoci alle tecniche che Quintiliano descrive nella sua opera, “Istitutio oratoria”, pensiamo ad una scuola nella quale gli insegnanti sappiano alternare la spiegazione a momenti di pausa (pur sempre organizzati in modo da essere costruttivi), una scuola nella quale la lezione non si riduca ad un qualcosa che i professori debbano inculcare, ma che sia partecipata e viva. Vorremmo una scuola che si interessi delle esigenze di tutti e che non basi la sua validità sul reddito delle famiglie degli studenti. Vorremmo una scuola che, investendo nell’edilizia, metta fine al rischio che dei bambini e dei ragazzi devono correre (quello di rimanere schiacciati da una scuola che gli crolla addosso, non solo metaforicamente, ma anche fisicamente) se vogliono far valere il loro diritto allo studio.
Vogliamo una scuola, insomma, concepita e costruita a misura di studente.