Cari compagni,
il dibattito che ho letto sulla stampa, in merito al provvedimento assunto dall’Assemblea Regionale Siciliana di commissariare la Provincia di Ragusa sino alle elezioni previste per la primavera del 2013, ha purtroppo assunto toni spiacevoli e censurabili. L’uscita infelice e sbagliata del compagno Gianni Battaglia, che ha focalizzato giudizi ingenerosi, a mio avviso errati nel merito e nel metodo, una dichiarazione alla stampa, nei confronti del compagno Pippo Digiacomo, ha precipitato un dibattito se vogliamo interessante in uno scambio di insulti a mezzo stampa.
In un partito serio esistono organismi e sedi opportune per confrontarsi sulle diverse visioni e soluzioni da adottare in presenza di problematiche importanti ed istituzionali. E la stampa locale non è, a mio avviso, tra questi. In un partito serio non è consentito a nessuno insultare anche semplici militanti a mezzo stampa additandoli a colpevoli di malefatte politiche. In un partito serio esistono i rappresentanti titolati a gestire situazioni spiacevoli quali quella generatasi a seguito di tali dichiarazioni “ad personam”. E non a caso il Segretario Provinciale Zago è tempestivamente intervenuto pubblicamente per richiamare e puntualizzare, per condannare e stigmatizzare i giudizi e le considerazioni “gratuite, sbagliate, infondate e incomprensibili” del senatore Battaglia.
Poco prima, senza citare singoli destinatari, anche l’onorevole Digiacomo era stato costretto alla legittima e doverosa replica, essendo stato chiamato pesantemente e ingiustamente in causa per aver svolto nel modo che riteneva più corretto e opportuno, anzi addirittura politicamente obbligato, il proprio dovere di parlamentare ibleo.
Un episodio spiacevole, da evitare e condannare, che però acquisisce per mano vostra una ulteriore coda. Leggo sui mezzi di comunicazione il vostro intervento, successivo a quello del segretario di Federazione, che attacca altrettanto ingenerosamente, pesantemente ed erroneamente un compagno che ha fatto la storia del nostro partito e del nostro territorio, non certo solo la propria storia personale. Un compagno che, esattamente come il compagno Digiacomo, ha fondato sul consenso popolare gli incarichi politici ed istituzionali ricoperti nella sua lunga carriera. Pur riconoscendo che il documento da voi firmato non è certo gratuito, ma scaturisce come reazione ad un episodio decisamente censurabile, esso rimane profondamente e dolorosamente sbagliato. Non posso essere d’accordo con un gruppo di dirigenti che consegna ai mezzi di comunicazione un attacco ad un singolo esponente del proprio partito. Si sta trasformando così l’errore, per quanto grave, di un singolo in una diatriba di fazioni. A cosa serviva, dopo l’intervento del più elevato livello di rappresentatività del nostro partito a livello provinciale, rincarare la dose e ricorrere a vostra volta all’insulto? Il legittimo rimprovero e la legittima reazione ad un attacco ingiustificato non vi hanno impedito di commettere esattamente il medesimo errore che volevate stigmatizzare, trascinandovi nel balletto delle ingiurie.
E’ questo il partito che le nuove generazioni vogliono costruire? Un partito in cui si addita pubblicamente l’avversario di turno raccogliendo firme contro questo o quel compagno? Chiamando l’opinione pubblica a sostegno delle proprie posizioni ricorrendo alla stampa? Non accontentandosi delle posizioni ufficiali, ma alimentando il teatrino degli errori? E’ con questo spirito che si propongono le nuove classi dirigenti?
Come già in altre occasioni e per altri argomenti mi sento in dovere di invitarvi a riconsiderare, nell’interesse della crescita e della maturazione del Partito Democratico, dei suoi giovani e vecchi dirigenti, dei suoi militanti e della sua base, ben più ampia dei singoli tesserati, questo stile di comportamento. La politica è passione, non tifo. E’ anche scontro, a volte, non barbara devastazione. E’ dialettica e dura condanna, quando necessario, non guerra per bande.
Come già in altre occasioni e per altri argomenti so che alla fine presterete attenzione al mio invito. E convinto che anche voi abbiate a cuore questo partito come ce l’ho io, sono certo che abbiate capito il senso e lo spirito di questa mia lettera.