Leggo ed apprezzo la nota di stamattina “Il voto dei cattolici” di Luciano Nicastro, così come leggo ed apprezzo la vostra testata. A tal proposito invio una riflessione della scorsa settimana, originata dalla nota decisione della Corte di cassazione e che conclude circa le responsabilità e i doveri “elettorali” dei cattolici, tentati addirittura di astenersi (come in qualche misura astenutisi alle elezioni regionali per difetto di rappresentanza nelle liste) malgrado ciò possa costituire omissione, anche grave.
Potrebbe scaturirne un’interessante confronto, sperando di “snidare” qualche candidato che voglia assumere impegni precisi.
Qual’e’ l’Agenda dei cattolici?
La recente decisione della Corte di cassazione che avrebbe legittimato le “adozioni” delle coppie omosessuali merita qualche ulteriore precisazione.
Va sgombrato preliminarmente l’equivoco che trattasi di “adozione”, essendo stato il minore affidato puramente e semplicemente alla madre naturale, pur in presenza di una situazione anomala nel suo nuovo equilibrio familiare (sopraggiunta convivenza omosessuale), ritenuta tuttavia meno lesiva degli interessi del minore di fronte ad un’indole violenta del padre islamico. Fin qui la Corte.
Altra cosa e’ l’enfasi che l’estensore delle motivazioni ha riservato ultra petita -e i media lo hanno amplificato fino a capovolgere il significato della decisione- all’attitudine delle coppie omosessuali ad allevare (ed educare) bambini in luogo dei genitori naturali, questione che non era oggetto della controversia.
Appare evidente il tentativo di strumentalizzare un caso quasi normale di tutela del minore, che conferma principi e precedenti giurisprudenziali consolidati, facendolo passare come una novità rivoluzionaria.
L’intento e’ chiaro: rimettere in discussione presso un’opinione pubblica facilmente disorientabile principi e valori che la decisione invece conferma, per suffragare tesi che restano minoritarie nella cultura giuridica e nella comune convinzione dei cittadini italiani.
Di fronte a questo ulteriore tentativo di carpire la buona fede popolare, approfittando della spesso interessata “superficialità” della stampa e della allarmante acriticita’ del lettore medio, occorre denunciare con forza la violenza di volerci condurre, con un percorso strisciante e non dichiarato, ad accettare lo stravolgimento dei cardini della cultura europea e della società , partendo dal nucleo portante, che e’ la famiglia, cioè riguardante tutti noi e non solo le “minoranze da tutelare”.
Le tappe successive saranno: la modifica del codice civile per introdurre il matrimonio fra omosessuali, la loro facoltà di avere figli, sostituendo (per tutti, in conseguenza della par condicio) a padre e madre il genitore A e genitore B, con procreazione medicalmente assistita (Pma) e utero in affitto (GPA-gestation pour autrui), cioè la fine della filiazione naturale, in favore di procedimenti medici e scientifici come se si curasse una malattia. Ma l’incapacità delle coppie omosessuali di procreare non e’ una malattia, e’ la natura.
Ciò accelererà il declino dell’Europa (altro che crisi passeggera: e’ iniziata una nuova fase della storia) minando le basi della sua identità -indelebilmente cristiana, come ammette anche Croce- e rendendola indifendibile di fronte alle nuove egemonie economiche e culturali che si stanno sovrapponendo. Solo i popoli con forte identità resistono a lunghi periodi di soccombenza economica, culturale o militare.
Poiché siamo alla vigilia di elezioni determinanti per questo tipo di scelte, e’ il momento di porre questi temi in testa ad una “Agenda” cattolica, chiedendo a chi si propone per guidare l’Italia come si colloca di fronte ad essi e non, al contrario, mettendo i cattolici davanti alle altrui “Agende” con il dilemma: prendere o lasciare, agitando il pericolo che gli altri sarebbero peggio.
Non basta, di fronte all’offensiva relativista dilagante da Bruxelles in giu’, che qualche esemplare di cattolico superstite (in politica) venga esibito in alcune liste (contrastatissimo, come Buttiglione e Binetti, o acquattato nel silenzio, come quasi tutti gli altri), per prenderne i voti e salvare la specie dall’estinzione come i pellerossa delle riserve, consentendo loro, semmai, di testimoniare ma non di decidere.
Come se i cattolici non fossero ancora, malgre’ tout, la componente centrale che regge la società. Ma far capire questo dipende solo da ciascun cattolico (non dalla Gerarchia, ne’ dalle organizzazioni sociali) e non e’ un dovere secondario.