LIBERA NOS DOMINE…!!!

a fine dell’anno (da Leopardi a Lucio Dalla) è un momento di bilanci, di attese e di propositi, e questo stimola delle riflessioni più generali, non strettamente legate a un elemento contingente.

Questo 2011 ha rappresentato sicuramente un anno di svolta nella vita della nostra comunità nazionale, nell’arco dell’anno si è passati dal “muro contro muro” all’unità nazionale, dallo stile “godereccio” allo stile “sobrio”, dal clima giustificazionista se non addirittura “complice” nei confronti degli evasori  al clima di “caccia al parassita”, dalla paternalistica rassicurazione sullo stato di salute dell’economia nazionale al crudo realismo del paragone greco, dalla sicumera sulla tenuta dei conti pubblici all’allarme sull’orlo del burrone, dalla disinvolta tolleranza dei macroscopici conflitti di interesse di chi aveva in mano interi settori economici alla pedante intransigenza nei confronti di un ministro reo di possedere un pacchetto azionario del peso di “zero virgola zero qualcosa”…. il gioco potrebbe continuare a lungo, ma il nocciolo della vicenda è: sta veramente avvenendo una mutazione genetica nel corpo sociale della nostra nazione? Sull’onda della crisi la nostra comunità sta riscoprendo il valore delle virtù?

“Ai posteri l’ardua sentenza….” per ora possiamo solo accontentarci della boccata di aria nuova che ci troviamo a respirare e sperare che noi tutti facciamo tesoro della lezione che la Storia ci sta impartendo.

Ma per riconoscere le virtù noi Italiani dovremmo prima fare un serio esame di coscienza sui nostri vizi per poterli superare…..e finalmente abbandonandoli imboccare la via del riscatto civico.

In verità i “vizi sociali” di noi Italiani non sono pochi,ma alcuni sono particolarmente pericolosi e costituiscono il presupposto di tanti dei nostri guai.

Uno dei vizi più diffusi, e in particolare tra noi gente del sud è quello di pensare che la “cosa pubblica” (ad es. il “debito pubblico”, ma anche i “beni pubblici”) siano “cosa di nessuno”, non “cosa di tutti”; da questo deriva un totale disinteresse per come la cosa pubblica viene gestita, per l’uso o l’abuso che se ne fa. Ed ecco il disinteresse per la “rapina” messa in atto dal 1983 in poi (ribadiamo che fino a quella data il rapporto debito/PIL era pari al 70% mentre ora è al 120%!) della nostra serenità sociale e del futuro dei nostri figli, e che oggi causa l’ansia che attanaglia noi Italiani, attoniti, che solo oggi ci rendiamo conto che spendere in assenza di produzione di ricchezza vuol dire, come è peraltro ovvio, contrarre debiti che prima o poi qualcuno (specificamente noi o i nostri figli) dovrà pagare!

Un altro dei nostri “vizi capitali” è quello di apprezzare e ammirare la “furbizia” nobilitandola senza renderci conto che contrariamente all’intelligenza essa non costituisce una virtù, tantomeno una “virtù sociale”;  il furbo per sua natura cercherà sempre e comunque di trarre vantaggio per sè a discapito di chiunque, quindi anche della collettività, arrivando finanche al paradosso di fare annegare tutti, lui compreso, come nel famoso aforisma della rana e dello scorpione.

Un riscontro immediato al fatto che gli Italiani finiamo di apprezzare la furbizia lo avremo in occasione delle prime elezioni e il termometro sarà il consenso dei partiti che stanno facendo i “furbi”: IDV, ma soprattutto la “Lega” che in questo momento rappresenta l’apoteosi del cinismo furbo di chi prima ha permesso l’incancrenimento della patologia e ora pretende di detenere le soluzioni “giuste”.

Il terzo “vizio capitale” che gli Italiani dovremmo tenere ben presente è la disinvoltura con cui snobbiamo la “politica”: tanto, anche se scegliamo di non occuparci di politica, le politica si occuperà comunque di noi e, in assenza di chi si fa scrupoli,  lo farà gestita da coloro che di scrupoli non se ne fanno.

Intanto per la fine del 2011 registriamo che l’ultima asta dell’anno di BOT è andata bene con rendimenti in forte calo (3,2%, un mese fa eravamo oltre il 6%): speriamo che sia la prima di una lunga serie di notizie positive dopo il lungo calvario di questi anni.