La storia ha dimostrato che,in ogni epoca e con qualsivoglia regime politico,il classismo,o meglio ancora, la differenza di classe è una componente costante. Le rivoluzioni,per quanta energia di giustizia sociale abbiano prodotto,non sono state mai seguite da regimi politici realmente democratici. Qualunque forma di governo,sia reazionario, riformista o massimalista, ha sempre mantenuto la tendenza infelice alla burocrazia in politica interna, e nazionalista, ed in alcuni casi imperialista in quella estera.
Ho ancora un vago ricordo della mia infanzia,avevo cinque anni appena, e, durante le ore trascorse all’asilo, la suora dell’istituto “Suor Giovannina”,figura religiosa d’altri tempi,colta ed altera,ci faceva raccogliere in preghiera alcuni minuti,rivolgendo il pensiero ai momenti drammatici che viveva il popolo ungherese,durante l’invasione militare dell’ex Unione Sovietica.. Quindici anni dopo,i Sovietici si sono tristemente ripetuti,invadendo con i loro carri armati la Cecoslovacchia.
Anche in quella occasione, magari più colto e più consapevole, mi sono sensibilizzato;ero al primo anno di ‘università:ho condiviso infatti l’iniziativa isolata di un mio amico,culturalmente e politicamente più maturo,che promosse una veglia per il popolo cecoslovacco oppresso, nella piazzetta di una piccola borgata marinare,dove trascorrevamo le vacanze estive. Purtroppo la nostra piccola manifestazione di protesta rimase un caso unicum, una sorta di “vox clamantis in desertu”.La gente ci guardava sbigottita e stralunata,esprimendo commenti beffardamente inopportuni e sorrisi ironici.. Un tale atteggiamento era sintomo di grave ignoranza da parte del cittadino comune, ed è certamente una delle cause più probanti della persistenza del divario tra le classi.
Prima della rivoluzione bolscevica,che portò al rovesciamento della dittatura aristocratica degli Zar in Russia, Lenin, che insieme a Stalin fu il promotore dell’insurrezione del proletariato, sottolineava nei suoi scritti,l’importanza all’interno del partito socialista,poi divenuto comunista, degli intellettuali. Spettava a loro il compito importantissimo di trasmettere al popolo una profonda erudizione, per emanciparlo e renderlo consapevole del suo stato e del suo ruolo di oppresso nella società in cui viveva, per favorirne pertanto la sua definitiva evoluzione culturale.
Erano questi i principi essenziali della teoria marxista che costituivano il fulcro della sua filosofia finalizzata al conseguimento dell’ultimo obbiettivo della rivoluzione del proletariato,ossia la distruzione del capitalismo e la sua affermazione totale su esso. La filosofia marxista tuttavia non si concretizzò mai, e l’agognata evoluzione delle sue fasi è stato un fallimento.
Neri regimi conservatori e reazionari,come il nazismo e il fascismo,la loro politica ambiva invece al grande disegno di conquista e assoggettamento del mondo intero. Per raggiungere questo scopo, l’ultimo atto della loro strategia consisteva nello sterminio totale della razza ebraica, che, a loro modo di vedere,ostacolava il processo di conquista totale dell’universo riconosciuto. Anche questo folle disegno, come tutti sappiamo, fu un catastrofico fallimento..
Qui entra opportunamente in gioco la teoria del sociologo tedesco Robert Michels; Egli espresse nei suoi scritti profonde verità pessimistiche sui vagheggiati risultati positivi dei sommovimenti sociali. Nelle sue concezioni socio politiche,egli denuncia sempre la presenza delle elites, anche nei governi social democratici. Proseguendo nella sua interessante teoria, Michels afferma che l’organizzazione stessa di qualsiasi classe politica di governo produce l’oligarghia partitica.
Essa s’imborghesisce e porta il partito alla moderazione ed all’allontanamento delle ideologie rivoluzionarie e radicali di partenza. Nel parlamento del sistema democratico non esiste una vera competizione tra partiti, essa è solo apparente,perché i dirigenti hanno interesse a perpetuare la situazione in essere. Maggioranza e opposizione fanno finta di lottare, il loro unico scopo è quello di farsi rieleggere e di alternarsi al potere,conservando le virtù borghesi. A mio modesto parere,penso proprio che questa teoria è la più attendibile e veritiera che un sociologo abbia mai espresso nei confronti della realtà politica di sempre..
Questa ultima considerazione sulla filosofia di Michels è molto sconfortante,perché pone fine a tutte le speranze che l’uomo onesto coltiva istintivamente, sulla buona riuscita del ,sistema politico democratico. Allora oggi bisogna rassegnarsi alla realtà politica che subiamo?Accettare che la classe dirigente del nostro tempo e i membri del parlamento democratico continuino ad avere sonanti privilegi, altissimi onorari, auto blu, accessi gratuiti da ogni parte,viaggi aerei gratuiti? Pensioni d’oro dopo un paio di legislature,senza limite di età?
Mi fermo perché l’elenco sarebbe interminabile.
E’ una vergogna resa legittima da noi stessi, che sistematicamente scegliamo i candidati al privilegio sconsiderato,ogni volta si verifichi una consultazione elettorale.
La mia più grande aspirazione pertanto è quella di coinvolgere l’intera collettività a combattere contro tutto il marcio che c’è intorno. (Fausto Nicolini)