LISTA MONTI E LA COALIZIONE CON UDC E FLI

In conferenza stampa, e nella trasmissione otto e mezzo ,ci ha colpito, principalmente, al di là della condivisione o meno della sua Agenda, la serietà, e la credibiltà di Monti. Ma quelli che sono più interessanti, sono i criteri adottati per le liste. Le liste sono fondamental per l’elettorato, e per tutti noi ,in quanto presentano le persone , che andranno a governare, e che, in qualche modo, determinano il futuro della nostra Nazione. 
Monti annuncia tre liste per la Camera, una lista per il Senato, e  severi criteri di candidabilità.  Anticipa ,inoltre,che anche per Udc e Fli verrà applicato un tetto al numero dei mandati già svolti: ci saranno “limiti legati all’attività parlamentare pregressa con un massimo di due deroghe per ciascuna lista”. “I criteri di candidabilità ai quali saranno tenuti coloro che intendono partecipare e senza distinzione di lista saranno più esigenti rispetto a quelli attuali sulla candidbilità”, afferma il premier. “I criteri riguarderanno condanne e processi in corso, conflitto di interesse, il codice deontologico antimafia, limiti legati all’attività parlamentare pregressa con un massimo di due deroghe per ciascuna lista (per quelle liste cui sono ammesse persone che hanno già svolto attività parlamentare)”.
La lista Civica Monti conterrà nominativi solo della società civile, ma il Premier non parla delle altre due liste, che avranno anche parlementari, ma rigide regole, come anticipato prima.
Entro martedì le liste dovranno essere pronte, e non ci sono margini per ulteriori discussioni. In una camera blindata Monti, Casini, e Fini hanno discusso , e determinato i criteri, che vedranno, ovviamente, molti politici con più legislature, non essere presenti nelle liste.
Non facciamo nomi  , in quanto le decisioni sono i fieri, e non vogliamo dare nomi , che, magari, circolano e ,alla fine, non sono veritieri.
Ma ci soffermiamo sulla decisione delle tre liste, certamente combattute in quella camera blindata.
D’altronde l’Udc, e il Fli hanno una loro storia: il simbolo che Casini non ha voluto, come anche l’Udc, mai abbandonare, come d’altronde in passato, non avrebbe avuto un consenso dal partito. Per il Fli è diversa la cosa, in quanto Fini  abolì il simbolo di Alleanza Nazionale, entrando nel Pdl, però,ora ,mantiene il simbolo.
I simboli, non sono loghi, ma storia, cultura di un partito, o movimento, e abbandonarli, facendoli confluire in coalizioni ampie, significa calpestare la storia, o la cultura di quel partito o movimento.
Oltre ai criteri, di cui abbiamo parlato, ci ha colpito l’atteggiamento responsabile e pacato di Monti, che non alza mai la voce, non aggredisce, anche gli avversari (quando parla di Berlusconi), ma spiega le motivazioni delle tasse, ad esempio, con competenza e in modo covincente. Addirittura, sembra essere tanto vero che perde il filo, per poi ricomporre il pensiero, rivolgendosi alla giornalista, e agli spettatori.
Contenuti della sua Agenda, priorità, e forma sono state rispettate nell’impatto mediatico, che non è fatto di parole, ma di messaggi, e ponderatezza.