LO STRANIERO SI CAPISCE SOLO SE PARTIAMO DAI “DETTAGLI”

Per la diocesi di Noto e per la città di Modica in particolare, sarà un anno di attenzione speciale a quanti vengono nella nostra terra per trovare un futuro migliore. Lunedì 17 settembre, con un partecipato incontro che ha visto insieme referenti di scuole e associazioni presso l’auditorium Dott. Giuseppe Inì, si è avviato il percorso verso il rito “Crisci ranni” che quest’anno avrà come tema “La città mette l’abito della festa: la convivialità delle differenze”. Si cercheranno testimonianze e materiali sulla feste delle diverse etnie presenti della città e si vorranno cosi cogliere, al di là dei bisogni e delle difficoltà che spesso ci sono nell’integrazione, i valori e i nutrimenti che – come dice Gandhi – alimentano le diverse culture e rendono “i buoni vicini tra di loro”. Mercoledì 19 settembre sullo stesso tema dell’immigrazione, nel salone di Santa Caterina a Rosolini, si sono riuniti i Centri di ascolto e le opere caritative della diocesi. Fra Gaetano La Speme, biblista e cappuccino, ha ricordato come Gesù si rapportava con gli stranieri entro un contesto come quello ebraico che già sapeva distinguere tra lo straniero come minaccia, lo straniero pendolare, lo straniero come persona vulnerabile da accogliere e proteggere al pari dell’orfano e della vedova. Chiarendo subito che già questo permette una conoscenza non generica, una conoscenza che entra nei “dettagli” e quindi ci interpella. Ancor più Gesù con il centurione straniero si fa lui vicino, mentre con la cananea per un attimo ricorda che “il pane è dei figli” (a far emergere una difficoltà anche nostra a mettere insieme accoglienza degli “stranieri” e custodia dei “nostri”) e spinge la donna ad uno spazio di incontro tra domanda e risposta. L’incontro con la Samaritana diventa relazione in vista della convivialità, della festa, del regno di Dio che non tollera chiusure e chiama tutti i popoli al banchetto dell’amicizia. Quando, dopo il momento biblico, con il referente regionale della Caritas per l’immigrazione – Vincenzo La Monica – e con la referente diocesana – Maria Grazia Avola – si è passati ai percorsi concreti di accoglienza, ci si è resi conto di quante difficoltà si incontrino con gli irregolari, ai quali si possono dare scuola per i minori e cure sanitarie e non casa e lavoro, ma anche con i regolari, che devono fare i conti con l’indifferenza, con case a prezzi esosi, con sguardi talora di disprezzo. Non ci si è fermati a questo: da una parte si sono ravvivati sentimenti di calore, soprattutto ascoltando il toccante riferimento a chi è sta noi per sfuggire a persecuzioni; dall’altra si sono meglio focalizzati strumenti e reti di aiuto con cui si vuole venire incontro ai bisogni, comprendere, aiutare e realizzare un’effettiva fraternità.