La finalità è quella di studiare l’ecosistema marino dello Stretto di Sicilia dove insiste il tratto ibleo. Uno studio definito rivoluzionario di questa parte del Mare Mediterraneo che di fatto non è solo la…strada per raggiungere l’ambito sogno europeo di tanti migranti ma è anche luogo dove le dinamiche oceanografiche e la biodiversità marina vanno scoperte, lette e rilette. Con la nave “Gaia Blu”, iscritta al Registro delle Matricole del Compartimento Marittimo di Napoli, è in corso fino a tutto il 10 luglio lo studio delle acque marine dello Stretto di Sicilia con una campagna, denominata “TUNSIC-BANSIC 2024” richiesta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche-ISMed (Istituto di Studi sul Mediterraneo). Tecnicamente con questa campagna si intendono studiare “le relazioni tra le strutture oceanografiche a mesoscala, come eddies e upwelling e le distribuzioni spaziali di fitoplancton e mesozooplancton nello Stretto di Sicilia con particolare attenzione all’ittioplancton di piccoli e grandi pelagici”. Studiare cioè il mondo marino che ruota attorno alla biodiversità ed alla vita di tante specie ittiche e marine protette.
Una campagna di ricerca che darà nuove informazioni sull’ecosistema marino del Mediterraneo facendo conoscere le dinamiche oceanografiche e la biodiversità marina. Uno studio innovativo che porterà a conoscere ancora di più lo Stretto di Sicilia definito il principale hotspot della biodiversità mediterranea. E’ qui che vengono rilevati livelli di diversità biologica particolarmente elevati ed è qui che si rischia di veder morire specie ittiche e l’habitat dove queste vivono e si riproducono. In questo tratto di mare tra Sicilia, Malta e Tunisia sono presenti, tra le altre, quasi tutte le specie marine protette, sia esse pelagiche sia bentoniche, del Mediterraneo – è rilevato in uno studio del Canale di Sicilia – questa area rappresenta oggi la più importante zona di pesca di grandi e medi pelagici quali tonno rosso, pescespada, ricciola, lampuga e tonnetto alletterato e di specie demersali quali nasello, gambero rosa, scampo, luvaro, dentici, pagri, cernie. Non mancano neanche grandi stock di piccoli pelagici, come le acciughe, gli sgombri e le sardine, che hanno consentito lo sviluppo di un’importante industria conserviera nell’area mediterranea in cui insiste questo tratto di mare che non si vuole fare morire fra l’indifferenza e gli attacchi all’ecosistema marino.