L’OPIRA ‘E PUPI

Nel ventennio tra le due guerre l’opira ‘e pupi era ancora una tradizione viva nel nostro territorio e, quando arrivava nei paesi il puparo con le sue storie di Orlando, Rinaldo, Angelica , i paladini di Francia e i Mori, il pubblico che, pure, le conosceva a memoria, accorreva numeroso.

Si trattava  di un pubblico maschile e composto in grana parte da giovani i così detti “picciuttuna” un po’ scavezzacolli che, come ci racconta Fellini a proposito dell’avanspettacolo e come avveniva al cinema sino agli anni cinquanta, non si limitava a guardare, ma fischiava, berciava, commentava ad alta voce quello che accadeva sulla scena, senza alcuna censura per certe  espressioni “vivaci” e talora immedesimandosi nella storia al punto di insultare “il vile marrano” il Gano di Magonza diventato nella traduzione popolare “u cani ‘i Macanza”.

Si racconta che in un uno dei nostri paesi uno spettatore dell’opera dei pupi perse talmente le staffe contro uno dei tanti traditori e vili marrani della storia che si alzò per dargliele di santa ragione e fece a pezzi il pupo, senza che il puparo riuscisse ad impedirglielo.

Uno dei tormentoni che si ripeteva quasi sempre lo stesso e coinvolgeva nello spettacolo un puparo, che si chiamava don Misciu, e gli spettatori era il seguente:

Con voce stentorea il puparo declamava “ Esce la principessa con il suo seguito di mille damigelle!”

E il pubblico. “Cala Don Misciu!”

“Esce la principessa con il suo seguito di cinquecento damigelle!”

E il pubblico, più forte di prima,  “Cala Don Misciu!”

“Esce la principessa con il suo seguito di cento damigelle!”

“Cala Don Misciu!”

“Esce la principessa con il suo seguito di dieci damigelle!”

“Cala don Misciu!”

“A cchi bbi pari ca eni comu e’ bu…ni re vuostri suoru ca niscienu suli?”

(“Ma cosa credete che una principessa possa uscire da sola come quelle pu…ne delle vostre sorelle?”)

All’epoca era scandaloso che una donna onesta uscisse di casa senza essere accompagnata da qualcuno!

Laura Barone