A causa delle sanzioni verso la Russia, sempre più aspre, e in particolare verso il petrolio russo, si sta paventando all’orizzonte l’ipotesi della chiusura della raffineria Isab di Priolo. E ciò, ovviamente, porterebbe ad un tracollo finanziario dell’intera zona, dato che il 50% del pil proviene proprio dalla raffineria. Per non parlare dei posti di lavoro.
E’ un pericolo concreto, dovuto al cosiddetto effetto boomerang delle sanzioni alla Russia che al momento sta provocando una serie di problemi anche a noi. E’ notizia di pochi giorni fa: il numero uno di Lukoil, Vagit Alekperov si è dimesso proprio a causa di queste pressanti sanzioni. L’azienda di Priolo è controllata dalla svizzera Litasco SA a sua volta controllata da Lukoil.
La Raffineria Isab, che Litasco ha acquistato qualche anno fa dal Gruppo Erg, lavora (oggi) 10,6 milioni di tonnellate (in media) di greggio raffinato l’anno (il 13,6% del totale nazionale) ma con una capacità di raffinazione che, secondo i dati registrati dall’Unem, raggiunge i 19,4 milioni di tonnellate di greggio l’anno pari a poco più del 22,2% del totale del nazionale.
Fino a qualche mese fa Isab acquistava dalla Russia in media il 40% di petrolio, ora invece la totalità del greggio lavorato arriva dalla Russia e in particolare dai pozzi controllati da Lukoil.
Tutto ciò, non porterebbe soltanto a una perdita economica di posti di lavoro in raffineria, ma anche di posti al porto di Augusto perché sono tantissimi i marittimi che lavorano per trasportare in navi speciali il petrolio. In tutto, si stima, i posti di lavoro che andrebbero persi sarebbero circa 10 mila.
In questo clima di forte preoccupazione si fa strada persino l’idea di una possibile statalizzazione della Raffineria Isab, considerata asset energetico fondamentale. Ma la decisione dovrà avvenire in fretta perché la guerra continua, le sanzioni pure e non è facile capire come finirà questo conflitto e soprattutto quando questo accadrà.