La prima mappatura della commissione regionale Antimafia in Sicilia, presieduta da Antonello Cracolici, ha evidenziato diversi aspetti preoccupanti riguardo all’attuale situazione della criminalità organizzata nell’isola.
Uno dei tratti salienti emersi è la capacità della mafia di infiltrarsi sempre di più nell’economia legale, stringendo alleanze per competere con le organizzazioni criminali straniere. Questo fenomeno è stato favorito da un calo generale della tensione antimafia nell’opinione pubblica e dalla scarsa incidenza delle associazioni antiracket, che negli ultimi anni hanno permesso nuove forme di raccolta del pizzo.
La commissione ha svolto nove incontri nelle sedi prefettizie dell’Isola, incontrando 302 amministratori locali dei 391 comuni siciliani. Durante questi incontri sono stati ascoltati procuratori capo, procuratori antimafia, questori, comandanti provinciali della Guardia di Finanza e dei carabinieri, nonché i vertici delle direzioni investigative antimafia delle singole province.
La relazione presentata evidenzia una “caduta della tensione” che si è tradotta in un sentimento di indifferenza verso il fenomeno della mafia, con conseguente assenza di associazioni antiracket in alcune province siciliane o la loro cancellazione per inattività. Questo ha ridotto la loro funzione, in alcuni casi, alla mera assistenza legale delle vittime di estorsione senza attività di prevenzione e sensibilizzazione contro il racket.
Nell’Isola sono registrate solo 30 associazioni antiracket, 31 se si considera quella in attesa di iscrizione a Ragusa, e nella provincia di Agrigento non risulta alcuna associazione iscritta all’albo prefettizio.
Di fronte alle inchieste, molti estorti hanno negato di essere vittime di estorsione. Il racket si è trasformato nel pagamento generalizzato di piccole somme, garantendo una certa acquiescenza degli operatori economici, che hanno collaborato quasi spontaneamente con gli estortori. Sono emerse nuove forme di raccolta del pizzo anche attraverso forniture e servizi, con gli estortori che emettono fatture per le loro attività nei confronti delle vittime.