MASUK E PLAYING HOUSE

Prosegue  la rassegna Destinazione … Turchia.

Ieri in visione due film: Masuk e Playing House. Entrambi vanno a toccare le tradizioni. Vediamo la trama di MASUK.

Siamo in uno sperduto villaggio dell’Anatolia. Aşik Hasan è un uomo che cerca di preservare  la cultura orale che sta scomparendo. Una cultura preziosa che, se andasse definitivamente perduta  impoverirebbe culturalmente la popolazione in modo drammatico. Purtroppo i compaesani che prima si sedevano attorno a lui ad ascoltare la sua musica, oggi preferiscono la città. Il villaggio è oramai praticamente deserto, rimane in vita solo grazie ad Aşik e alle oltre cinquecento musiche tradizionale che custodisce nella sua memoria. Ma fino a quando? Desta tristezza e perdere la memoria collettiva disperde anche l’identità di popolo.

Il film, del 2012, ha la durata di 18’ ed è del regista Cevahir  Çokbilir,  nato nel1988, a Graziantep,  in Turchia. Ha frequentato l’Università di Ankara, facoltà di Scienze della Comunicazione e si è laureato  presso il Dipartimento di radio, TV e Cinema. Attualmente lavora come regista.

PLAYING HOUSE, richiama il film Ich liebe dich, proiettato il 28 aprile, di cui si è già parlato. Molti ritengono che  in Turchia i matrimoni combinati in tenera età siano oramai un retaggio del passato, mentre in realtà la situazione è ancora presente per il 50% dei matrimoni.

Nel film, quattro donne raccontano la loro drammatica vicenda e di come ancora oggi ne subiscano le conseguenze. Va aggiunto che questa usanza non appartiene ad una singola regione, ma è diffusa in tutto il Paese. C’era la ragazza giovane, sposata a tredici anni e ora ne ha diciannove ed è stata venduta dal marito, perché ha osato ribellarsi. Un’altra che diceva che  rimasti soli dopo le nozze, il marito le ha dato uno schiaffo. E’ usanza, ha spiegato, per incutere timore nella moglie. Come dire, meglio cominciare da subito. Un’altra rimasta vedova, se la vede molto male perché la considerano di facili costumi, quindi la offendono pesantemente. Aggiunge con rammarico: “E non sanno quanto odiamo gli uomini. Possono stare tranquilli”. E poi la signora che ha sposato un vedovo che aveva più del doppio dei suoi anni.

Qualcuna riesce ad emanciparsi, ma è molto difficile dice un’altra, perché fin da piccola non puoi mai parlare o chiedere o farti spiegare. Il padre, in genere, dice alla figlia: “Zitta, non devi parlare, sei una femmina”, o andare a giocare insieme ai coetanei. No. Viene negata anche l’istruzione. Subiscono pesantissime pressioni in famiglia. Un film che non lascia spazio alla dignità femminile. Cinquanta per cento di queste situazioni, più o meno dolorose lasciano davvero il segno.

Durata del film: 56’. Prodotto dalla Asmin Film,la regia è di Bingol Elmas che si è laureata  presso il Dipartimento della Radio, Televisione e Cinema dell’Uniiversità di Marmara, Turchia. Ha lavorato come reporter e aiuto regista in vari canali televisivi turchi tra il 199  e il 2001. Ha anche  collaborato  con l’Associazione Documentaristi Turchi (BSB) per otto anni. Il suo primo documentario “CicadAnt” è stato proiettato in numerosi festival  e ha vinto il Premio  per il Miglior Documentario al 42° Antalya Golden Orange Film Festival.