Davanti ad un’Europa “in difficoltà che rischia l’implosione a causa della crisi congiunta legata all’immigrazione e all’avanzata di Daesh” e che a livello sociale fa i conti con il fallimento i modelli di relazione (lo dimostra il caso delle banlieu francesi), occorre “riproporre la fraternità, accanto alla libertà e all’uguaglianza”. Ne è convinto Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova, che è intervenuto alla prima giornata dei lavori del Colloquio “Mediterraneo: una strada nel mare. Migrazioni di popoli, culture e religioni”, che da oggi a domenica riunisce a Pozzallo rappresentanti del Consiglio d’Europa, autorità civili e religiose, delegati di Rinascita Cristiana e del “Mouvement International d’Apostolat des Milieux Sociaux Indépendants” (MIAMSI) provenienti da Italia, Francia, Belgio, Malta, Portogallo.
“La fraternità è essenziale nell’accettazione dei flussi delle migrazioni”, ha detto Zanzucchi per il quale i cristiani hanno una molteplice responsabilità. Sono chiamati infatti a “continuare ad elaborare una teologia della pace e della misericordia, ad espellere dalla religione coloro che predicano violenza verbale, convertendo i violenti alla pace, a cooperare per un’efficace, chiara e limpida del diverso”. “Dal 1991 – ha osservato – continuiamo a dichiarare guerre: all’Iraq, alla Libia, alla Siria. Abbiamo esportato non tanto la democrazia, ma ci siamo limitati a sganciare bombe. Gran parte del mondo arabo ha visto allargarsi il fossato del Mediterraneo tra i due mondi, è cresciuta l’infelicità araba”. A questo si aggiunge “la grande frattura tra l’opulenza del Nord e la povertà del Sud”. Secondo Zanzucchi, “c’è una forte ingiustizia e una distribuzione sbagliata delle ricchezze”. “Quando – si è chiesto – riusciremo a risolvere questi problemi? Quando l’Europa si accorgerà che le migrazioni sono necessarie al nostro continente invecchiato? Che questo flusso non è arrestabile e che i muri eretti non lo fermano, ma lo deviano? Quando ci si renderà conto che abbiamo capacità di accoglienza non espresse e che la religione è uno dei principali fattori politici di aggregazione?”. “I fatti di Parigi e la questione delle migrazioni ci costringeranno a cambiare atteggiamento”, ha sottolineato il direttore di Città Nuova.
“Siamo di fronte ad una crisi, con centinaia di migliaia di persone che arrivano in maniera massiccia. Ma una deve essere gestita, con i mezzi che abbiamo a disposizione”, ha confermato Markus Jaeger, della Divisione migrazione e diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa. “Questa crisi non è ben gestita, si crea solo una retorica che fa male. Eppure potremmo creare esseri umani pieni di gratitudine che potrebbero rientrare in seguito nel loro Paese, parlare la nostra lingua, stabilire relazioni commerciali”, ha affermato Jaeger per il quale si potrebbe “creare un capitale di solidarietà, simpatia e amicizia”. “Non farlo – ha scandito – è stupido”.
Ecco perché, ha aggiunto da parte sua Daniel Guery, segretario del Relais Européen del MIAMSI, è fondamentale “proporre azioni a vari livelli per informare sulla realtà delle migrazioni, valorizzare le opere già in atto, denunciare gli abusi e proporre soluzioni concrete per consentire a tutti di mantenere la propria dignità nel quadro giuridico nazionale ed europeo”.