“Le regole ci sono. Il problema è che non sono rispettate. O lo sono state solo in parte”. Lo dice Francesco Aiello, consigliere comunale e presidente del Movimento Territoriale di Azione Democratica, a proposito del mercato ortofrutticolo di Vittoria e dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente dei commissionari, Filippo Giombarresi. “Veniamo fuori – sostiene Aiello – da giornate di protesta che hanno fiaccato il comparto. E poi ascoltiamo le valutazioni di chi è alla ricerca di regole quando, invece, le regole, per il mercato, ci sono sempre state. Il fatto è che in pochi le hanno rispettate. E sappiamo bene il perché. Ad avere totalmente cancellato le regole commerciali nei mercati e nella filiera non sono certamente i produttori agricoli o le istituzioni locali. Per questo torniamo a chiederci: da una protesta così articolata e anche confusa, per la Sicilia, per le nostre prospettive e per l’agricoltura che cosa può derivarne?
Lo scontro a tutti i costi con le istituzioni o tra fronti non omogenei o addirittura innaturali se non opachi, per risolvere i nostri problemi, è inaccettabile. E’ vero: ha ragione la protesta quando segnala che la classe politica attuale è inidonea e sradicata dai territori. Ma proprio per questo motivo su di noi incombe la responsabilità della coerenza, senza cedimenti o patti scellerati con i nostri carnefici”. Aiello sottolinea che, ad oggi, ancora nessun progetto di riforma è stato annunciato per l’agricoltura, il settore più compromesso dell’economia italiana. “Solo quisquilie – dice ancora l’on. Aiello – piccolo cabotaggio. Evidentemente il patto per liberare dalle mafie e dalla speculazione la filiera agroalimentare, che era stato posto coerentemente sul tappeto da parte del mondo agricolo, non poteva essere condiviso da chi ha cercato invece di strumentalizzare per fini ancora non del tutto chiari la protesta sacrosanta dei cittadini e delle aziende, che sono veramente al collasso.
Le nostre ragioni, quelle di tanta brava gente che si è unita per istinto di protesta ai Forconi, possono resistere e vincere solo se vengono condivise da tutta la Sicilia onesta, del lavoro e delle imprese, incardinando questa battaglia nel solco di una storia difficile, fatta di lacrime e sangue, condotta da diverse generazioni di siciliani per affrancarsi dall’ascarismo e dal dominio delle mafie. Cambiare questa direzione di marcia significa consegnare le ragioni e le attese di tanta gente che spera nel cambiamento alla Sicilia peggiore, quella della violenza mafiosa e della sottomissione a vita. Io mi auguro che questo fronte unitario si ricompatti su idee, programmi e valori, di democrazia, legalità e sviluppo per il popolo siciliano”.