MOLTI PROFESSORI DANNO LEZIONI PRIVATE E INCASSANO. TANTO E AL NERO

Prima di leggere quanto segue una raccomandazione: tenete sempre bene in mente l’antichissimo adagio “non fare di tutta l’erba un fascio”. È molto importante. Bene, adesso potete continuare a leggere.

Non frequentando la scuola da oltre venti anni, né direttamente né indirettamente, anzi standoci lontano per assenza di occasioni, mi ero perso qualche passaggio. Evidentemente, è così, non posso negarlo. Appare evidente a me stesso che almeno un paio delle diciottomila riforme della scuola pubblica italiana degli ultimi venti anni io le ho perdute. Ma di una riforma, o forse solo di una parte di riforma avevo serbato memoria, chissà poi perché, visto che, come detto in premessa, della scuola pubblica italiana “non me ne può fregar di meno” come si dice nel continente.

Un attimo, caro lettore, lo so cosa stai pensando in questo momento: un buon cittadino, abbia o no interessi diretti (figli, mogli, mariti, parenti, conoscenti, forniture, rotture di palle, mamme che alle otto guidano come sciumacher ubriaco o massa sobrio per portare i figlioletti fin sotto il banco con tanto di scaccia al pomodoro per la ricreazione delle dieci e mezza) nella scuola pubblica, deve comunque essere vigile e attento, perché è la scuola pubblica che forma gli alunni prima e gli studenti dopo, quelli, cioè, che nel futuro anche prossimo saranno la classe dirigente di un paese dove anche tu, menefreghista riguardo alla scuola, dovrai pur vivere.

Ed hai ragione, caro il mio lettore. Se la pensi così hai non soltanto ragione da vendere, ma anche tutta la mia comprensione. Ma tieni anche conto che raggiunta la età ben più che matura, il vecchissimo Hicsuntleones è ormai un egoista come sono tutti i vecchi (tranne che con i nipotini, ai quali concedono tutto, portino oppure no il loro nome). Come che sia, e sperando nel perdono del lettore ancora voglioso di continuare a leggere queste note, torno al discorso della riforma scolastica che una strana alchimia neuronica mi permette di ricordare. E quanto ricordo è il fatto che da qualche anno scolastico gli studenti che in qualche materia non vanno bene e debbono pertanto recuperare, possono farlo presso la loro stessa scuola, seguiti dai loro stessi insegnanti. Mi pare cosa giusta, sacrosanta, evidentemente intelligente, decisa da chi oltre a capirne di scuola è anche onesto e capace. Ma adesso – intendo nell’aprile del 2012 – per pura coincidenza, scopro che non è così. O meglio, non è propriamente così. Scopro infatti che queste lezioni di recupero fatte a scuola sono certamente garantite, ma solo a settembre, nelle due o tre settimane prima d’iniziare il regolare corso delle lezioni. E nel resto dell’anno scolastico? Risposta pronta, quella dell’amico che invece conosce, e molto bene, la scuola pubblica: “si fa come si è sempre fatto. I ragazzi vanno a lezione privata a casa del professore”.

Il fatto che i professori disposti alle lezioni private chiedano in media venti (20) euro l’ora per ciascun ragazzo (e la lezione è fatta ad almeno tre o quattro ragazzi contemporaneamente) è a questo punto un mero dettaglio. Ancora meno importante del fatto che quegli euro (quanti? Fate voi il conto, del resto elementare) sono totalmente in nero. Quando sentirete qualche insegnante, possibilmente di quelli che della scuola se ne fregano ancora più di Hicsuntleones (chè tanto il marito è medico o avvocato, notaio o ingegnere, dirigente e comunque ricco) lamentarsi della esiguità del suo stipendio, sapete cosa fare. Ma attenzione, però, perché anche il menefreghista Hicsuntleones ha conosciuto professori e professoresse (oltre che splendide maestre delle elementari) che “ancora ci credono”, e si ammazzano di lavoro e i milletrecento euro di stipendio li integrano solo con delusioni e amarezze. Pazienza amici e amiche. Come direbbe Silvio, la prossima volta sposatevi con suo figlio.