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Movida selvaggia. I Comuni chiamati a risarcire i residenti

Un’estate così non si era mai vista nel Ragusano. I controlli da parte delle forze di polizia nei luoghi della movida sul litorale ibleo sono stati tanti e continuano senza fermarsi. I “mattinali” delle forze dell’ordine raggiungono le redazioni con una frequenza che non si era mai registrata. Forze di polizia attente al rispetto delle regole che investono cittadini, imprenditori e lavoratori. Da anni non si vedeva un’azione a “tenaglia” a carico del divertimento selvaggio. Quel divertimento cercato e trovato per intere notti in locali notturni, alcuni dei quali risultati, dopo le “visite” delle forze di polizia, senza regolare autorizzazione. Da un lato i controlli su decibel e schiamazzi, dall’altro il consenso di residenti, villeggianti e turisti verso la rete di controlli che ha interessato il litorale. In particolare da quelle persone che hanno le abitazioni nei pressi dei luoghi di divertimento che hanno trascorso notti e notti insonne. E quasi sicuramente, nella coda estiva, ancora da trascorrere.

La sentenza della Corte di Cassazione del 23 maggio 2023 mette ordine nelle responsabilità.

Nei casi di disagi ai residenti, il Comune deve risarcire gli abitanti dei quartieri della movida selvaggia qualora questi chiedano i danni ai Comuni e nel caso in cui gli enti chiamati in causa non garantiscano il rispetto delle norme di quiete pubblica. La Corte di Cassazione si è pronunciata su una questione sollevata a Brescia ed il cui pronunciamento, ora, farà giurisprudenza. Ad essa si potrebbero appellare cittadini di tutta Italia stanchi del baccano notturno provocato da emissioni sonore in locali di divertimento. Rispetto delle regole, quindi, sia per i gestori dei locali che per i cittadini e per i Comuni in cui ricadono i locali al fine di garantire quiete e lavoro. Proprio la pubblica amministrazione può essere ritenuta responsabile: da qui il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale sofferto dai privati a causa delle immissioni nocive e la condanna a prendere misure per ridurre le immissioni al di sotto del livello di tollerabilità