Eliezer Wiesel è uno scrittore statunitense di origine ebraica e di lingua francese, nato in Romania e sopravvissuto all’Olocausto che, nel 1986, dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, ha ottenuto di gestire vari spazi per inserzioni pubblicitarie sui maggiori quotidiani internazionali, tra i quali il prestigioso “The New York Times”, il “Wall Street Journal”, il “Washington Post” e il “Guardian”.
Su tutti questi autorevoli giornali di informazione, lo scorso 11 agosto, Wiesel si è lanciato in una sferzante condanna contro il genocidio perpetrato in terra palestinese.
Nell’annuncio si legge “Gli ebrei hanno rifiutato il sacrificio dei loro bambini 3,500 anni fa. Ora tocca ad Hamas”.
Il premio Nobel argomenta la sua disapprovazione scrivendo “Questa non è una battaglia di ebrei contro arabi o di Israele contro i palestinesi. È una battaglia tra coloro che celebrano la vita contro i campioni della morte. È la battaglia della civilizzazione contro la barbarie”.
La pubblicazione di Wiesel ha presto sollevato i moniti di altri sopravvissuti all’Olocausto o discendenti delle vittime del genocidio nazista, 350 dei quali si sono uniti in una risposta, pubblicata anch’essa in una acquistata inserzione pubblicitaria del quotidiano newyorkese “NY Times”.
L’ epistola ha rappresentato un momento importante di presa delle distanze, i firmatari, infatti, si dicono “allarmati dall’estrema e razzista disumanizzazione dei palestinesi da parte della società israeliana”. E definiscono un “genocidio” quanto sta accadendo a Gaza” e prendendo le distanze dalle affermazioni esternate da Weisel.
Di seguito la loro lettera apparsa sul New York Times:
In qualità di ebrei sopravvissuti e discendenti di vittime del genocidio nazista, condanniamo inequivocabilmente il massacro dei palestinesi a Gaza e la continuazione dell’occupazione e colonizzazione della Palestina storica. Altresì condanniamo gli Stati Uniti per fornire a Israele i finanziamenti necessari ad attuare l’attacco, nonché i paesi occidentali più in generale per usare il loro peso diplomatico al fine di proteggere Israele da condanne.
I genocidi cominciano col silenzio del mondo.
Siamo allarmati dall’estrema e razzista disumanizzazione dei palestinesi da parte della società israeliana, che ha raggiunto livelli febbrili. Politici e opinionisti nel Times of Israel e nel Jerusalem Post hanno apertamente chiesto il genocidio dei palestinesi, mentre israeliani di destra adottano gli emblemi nazisti.
Siamo inoltre disgustati e indignati dall’abuso su queste pagine della nostra storia operato da Elie Wiesel (Qui il link: lo scorso 11 agosto) volto a promuovere delle palesi falsità usate per giustificare l’ingiustificabile: il massiccio sforzo di Israele per distruggere Gaza e l’assassinio di circa 2.000 palestinesi, con molte centinaia di bambini. Nulla può giustificare il bombardamento di rifugi dell’ONU, di abitazioni civili, di ospedali e di università. Nulla può giustificare il privare la gente dell’elettricità e dell’acqua.
Dobbiamo levare le nostree voci collettive e usare il nostro potere per porre fine ad ogni forma di razzismo, compreso il genocidio in corso del popolo Palestinese. Chiediamo l’immediata cessazione del blocco di Gaza. Chiediamo un completo boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele. «Mai più» deve significare «mai più per tutti».