Nel ragusano si nasce e si muore meno: siamo un problema per l’Inps

Siamo 324mila residenti, 35.400 dei quali originari da Paesi esteri. Quasi il 65% è nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 64 anni; gli anziani sono il 21,8% rispetto ai 13,5% degli 0-14enni. La nostra, almeno, è una delle province dove si fanno più figli in Italia: il numero medio è di 1,34 a donna in età fertile, citato persino dall’Istituto centrale di statistica. Bolzano, prima in Italia, è a quota 1,54. Ma è un dato in diminuzione, come nel resto d’Italia: solo due anni prima era di 1,43. Nel 2024, nei dodici comuni iblei sono stati registrati circa 2.400 neonati, il 3,2% in meno del 2023. 
Queste sono alcune delle cifre contenute negli ultimi indicatori demografici dell’Istat, pubblicati il 31 marzo, sulla provincia di Ragusa.

Risaltano due particolari: l’età media delle donne quando partoriscono e il numero dei decessi. 

Le nostre donne in media diventano mamme a 31 anni e mezzo. Le concause sono note: il lavoro, presente o assente, la carriera; il costo (incredibile a dirsi) che comporta avere e crescere un figlio; l’incertezza sul futuro; l’insufficienza di strutture di supporto come gli asili nido; gli aiuti dello Stato ritenuti insoddisfacenti, anche se oggi sono a disposizione maggiori incentivi per le coppie che fanno figli rispetto al passato. Ragusa è la provincia più longeva di Sicilia per gli uomini e la seconda per le donne, dopo Enna (+3 mesi).

Il tasso di mortalità è superiore di 2 punti a quello di natalità (7,6), quest’ultimo comunque tra i più elevati d’Italia, di conseguenza si parla di saldo naturale negativo. La speranza di vita è di 81,5 anni per i maschi (+ 7 mesi sul 2023) e 84,9 per le femmine (+ 9 mesi). Lo scorso anno sono stati registrati circa 3.100 decessi, il 9,2 in meno del 2023, quando furono 3.315.  Nessuna provincia della Sardegna, regione notoriamente citata per il numero di centenari, supera Ragusa tra gli uomini, mentre la media della speranza di vita delle donne è decisamente migliore nell’altra grande Isola del Mediterraneo: 85 

anni e mezzo, con punta di 86,3 a Nuoro. Sono questi i numeri che da una parte consolano i vivi e sconfessano le notizie false veicolate nell’ultimo lustro dai cosiddetti “no-vax”; dall’altra parte preoccupano per la tenuta degli istituti di previdenza, a cominciare dal principale, l’Inps. Gli argomenti legati alla previdenza saranno al centro del dibattito politico e sociale dei prossimi anni. Ci saranno decisioni transitorie e altre di ben lunga durata, a salvaguardia dei conti per pagare le pensioni dei dipendenti pubblici e privati in quiescenza. Campare tanto, come nel nostro caso, potrebbe diventare troppo per chi accredita l’assegno fino all’ultimo dei giorni su questo pianeta. 

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