NEONATA AFFETTA DA GRAVI PROBLEMI AL CUORE OPERATA AL “M. P. AREZZO”

Alla fine del delicato intervento cardochirurgico il prof. Carmelo Mignosa primario della divisione di cardiochirurgia dell’Ospedale di Taormina si mostrava fiducioso sugli esiti di un difficile intervento al cuore ad una bambina di soli 30 giorni e del peso di 800 grammi appena per una malformazione congenita al suo cuoricino nota come “Dotto arterioso di Botallo” una patologia che di solito assale i bimbi con peso molto ridotto.  Alla piccola  A.L. era stata diagnosticata dal cardiologo pediatra in servizio presso l’Ospedale Maria Paternò Arezzo dott. Carmelo Cintolo specialista presso la pediatria dello stesso nosocomio, tale patologia per cui il dirigente del dipartimento di neonatologia dott. Giaccone in pieno accordo con le strutture direttive dell’ Asp 7 e dell’ ospedale, dott. Ettore Gilotta, dott. Pasquale Granata e dott. Giuseppe Cappello decidevano di fare intervenire, visto che le terapie farmacologie non erano sufficienti, l’equipe diretta dal Prof. Mignosa, e  composta da medici di Taormina e di Ragusa, dott. Nello Degno e dott.Francesco Spata e da operatori appartenenti ai due nosocomi che nella mattinata di giovedi operavano la bimba. Si tratta di un gesto chirurgico relativamente semplice -ci diceva il prof. Mignosa– ma delicato e difficile per le complicanze generali che un intervento di tal genere può avere in un esserino di meno di un kg. di peso per cui saranno determinanti i prossimi giorni per stabilire se pure in una marcata positività dell’intervento operatorio la piccola possa reagire nel migliore dei modi a questo serio decorso post-operatorio. Da questa positiva esperienza di collaborazione fra strutture sanitarie è facile rilevare come con le dovute scelte tecnico-amministrative questa simbiosi operativa diventi una delle ragioni per cui bisogna fare squadra nel migliore dei modi per avere risultati di altissimo livello. Oggi il lavoro di Taormina e Ragusa è servito, intanto per salvare una vita umana e poi per dimostrare come la flessibilità delle strutture sanitarie porti quasi sempre a rendersi conto che se ognuno va per conto suo, non si va da nessuna parte.