Vedo che si continua anche da parte delle formazioni politiche del centro sinistra a preferire un dibattito incentrato sulle alleanze piuttosto che sui contenuti e allora registriamo da una parte dibattiti stucchevoli sui possibili allargamenti della coalizione fino a formazioni come “Territorio”, per fare un solo esempio, fatta da personaggi in cerca di collocazione che caduto Berlusconi vogliono riciclarsi o, ancora all’UDC che con Antoci ha governato la Provincia per dieci anni col centro destra e che ora è pronta a vestirsi di nuovo e a mettersi sul mercato del migliore offerente, e dall’altra parte a incontri carbonari al chiuso di una stanza tra forze che come unico problema sembra abbiano la loro permanenza nel consiglio provinciale. A tutti vorremmo dire che l’intera provincia sta sprofondando sempre più in una crisi economica, sociale, culturale senza precedenti. E nessuno se ne accorge e ne parla. Chi amministra o ricopre cariche istituzionali, dai consiglieri provinciali ai deputati regionali, dovrebbe mettere nero su bianco un progetto di riqualificazione urbana e paesaggistica dell’intero territorio provinciale, avere un rapporto più ravvicinato tra amministratori e cittadini, tra governanti e governati. Occorre un piano per lo sviluppo provinciale. Bisogna rivisitare i servizi sociali che sono stagnanti, la politica culturale che è stata rivolta a club esclusivi e orientata solo a festeggiamenti e sagre di ogni tipo, i servizi per l’emergenza ambientale e dei rifiuti, la manutenzione delle strade, il loro rifacimento e la loro riclassificazione, il verde pubblico che sono stati tralasciati abbondantemente da questo governo pluridecennale del centro destra ragusano. Per non parlare delle grandi infrastrutture dall’aeroporto di Comiso alle autostrade che languono, della scuola affondata e dei giovani che continuano a emigrare come un tempo alla ricerca di un lavoro e di un futuro. Le risorse in settori strategici come l’agricoltura o il turismo ci sono, il problema è che vengono depredate da un sistema politico – affaristico che non tutela il lavoro, bensì il profitto; che non pensa ad uno sviluppo autonomo.
Eppure, nonostante tutto, noi rimaniamo convinti che dalla provincia di Ragusa può ripartire un nuovo racconto, una rigenerazione, certo occorre una assunzione di responsabilità e una ricollocazione di tutte quelle energie sociali, culturali e umane sopite, occorre dare fiato e organizzazione a tutti quei movimenti di cittadini che non trovano riferimenti nel quadro politico attuale poiché continuando di questo passo non riescono più a cogliere la differenza che vi sarebbe tra uno schieramento e l’altro.
Noi abbiamo non solo “il dovere di provarci”, ma anche il diritto di credere ancora nella possibilità di un mondo migliore e di una costruzione di una comunità Iblea libera, giusta, tollerante, solo così potremo ridare speranza alla nostra gente e alle nuove generazioni. Per questo oggi, ancora più di ieri, sentiamo la necessità per l’amministrazione della provincia di una squadra fatta di donne e uomini, liberi e determinati, che non siano solo rappresentanti di se stessi, seppur nascosti dietro una infinità di sigle e siglette tirate fuori opportunisticamente, e, soprattutto, uomini e donne che siano in grado di assumersi le responsabilità del caso guardando agli interessi generali.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre. E’ chiaro che, come la Borsellino a Palermo, i nostri interlocutori sono esclusivamente nel centro sinistra.