«NOI, SERVITORI DELLO STATO ETICHETTATI E GHETTIZZATI»

Giovedì 10 luglio una folta rappresentanza dell’Isola si recherà a
Roma per la mobilitazione generale della categoria contro la Riforma della
P.A.

Renzi l’ha definita “rottamazione della burocrazia”. Ma, dietro la proposta
di riforma della Pubblica Amministrazione, c’è un esercito di segretari
provinciali e comunali sul piede di guerra che rivendica i propri diritti e
che domani, giovedì 10 luglio, scenderà in piazza (ore 9.30, a Roma in
piazza Montecitorio) per manifestare contro «una vera e propria caccia alle
streghe, che rischia di trasformarsi in strumentalizzazione politica e
partitica».
Tra gli attivisti, in prima linea, ci sono gli oltre 200 segretari siciliani
che da settimane si riuniscono nei vari capoluoghi di provincia per
condividere idee, exit strategy, progetti e proposte per «sensibilizzare
l’opinione pubblica e far comprendere il ruolo svolto nelle amministrazioni
locali, senza distorsione d’informazione e strumentalizzazione».
I Segretari tutti ci tengono a sottolineare «che la strada per accedere al
mondo della P.A. è lunga e tortuosa e che gli incarichi non sono di nomina
discrezionale ma vengono conferiti dopo preselezioni curriculari, analisi
dei requisiti, lunghi percorsi formativi, stage, tirocini, graduatorie da
scalare e concorsi pubblici rigidissimi (3 prove scritte e ben 12 orali)».

Sotto accusa le misure che il Governo ha annunciato di voler prendere in
materia di riforma della dirigenza apicale, nel Ddl delega “Repubblica
Semplice”, che ormai è diventato oggetto della polemica tra “i servitori
dello Stato” e il “padre padrone” che deciderà le sorti della macchina
amministrativa. Una figura, quella dei segretari, che «non risponde alle
logiche della casta – sottolineano i rappresentanti – così come si è voluto
far credere, ma che svolge una funzione di garanzia di legalità per i
cittadini. La categoria è già stata mortificata con la soppressione dei
diritti di rogito, legati storicamente ad un’attività notarile che comporta
una prestazione di alta qualificazione svolta dai segretari all’interno
degli enti, con grandi risparmi per le imprese e per i privati in termini di
costi. Oggi con il paventato Ddl si dovrebbe assistere all’ingresso, negli
enti capoluogo di provincia e nelle città metropolitane, di direttori
generali che non sono vincitori di concorso ma i soliti “segnalati” dalla
politica».

Una vera e propria crociata contro Renzi, quella dei segretari siciliani,
che hanno indetto una conferenza permanente per tenere alta l’attenzione sul
processo di riordino istituzionale: «Questa riforma delegittima e svilisce
il nostro ruolo, da sempre garante di legalità. I segretari hanno una
funzione di monitoraggio e responsabilità giuridica che rischia di essere
snaturata. L’Unione quale Sindacato maggiormente rappresentativo, ma anche
altre sigle sindacali e liberi Segretari, hanno cercato un’interlocuzione
istituzionale che fino ad oggi è stata negata, nell’ottica di rappresentare
le giuste istanze».
I Segretari sono dunque uniti per lanciare un unanime e accorato appello,
con l’obiettivo di non consentire che l’art. 97 della Costituzione – “agli
impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso” –
venga scavalcato e superato, per dare spazio alle logiche del clientelismo e
del controllo»

LA RIFORMA
Lo scorso 13 giugno è stata varata dal Consiglio dei Ministri una legge
delega di riforma della Pubblica Amministrazione le cui bozze non sono
ancora pubbliche. Il progetto iniziale prevedeva l’abolizione della figura
del segretario comunale: ipotesi che – dopo l’opposizione e la mobilitazione
della categoria – è stata modificata con la “trasformazione del segretario
in dirigente apicale degli enti locali con criteri di efficienza e
professionalità”. Un nuovo ruolo che sarebbe però facoltativo nei comuni di
maggiori dimensioni.
I segretari contestano che “a maggiore complessità e rilevanza di enti e
funzioni corrisponda in maniera contraddittoria una minore necessità di
qualificazione specifica, privilegiando evidentemente una dirigenza di
nomina politica”. Contrastano anche “la prospettiva che nel nuovo ruolo dei
dirigenti apicali, assieme ai segretari, possano entrare direttori generali
che al di là delle competenze diventerebbero per legge e senza concorso
dirigenti a tempo indeterminato. Tutto ciò negando la certezza di un futuro
professionale a centinaia di giovani che invece il concorso l’hanno già
vinto e che rimangono fuori per sempre”.