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Non solo Modica. C’è anche il cioccolato di Scicli. Tradizione importata dalla Spagna

La cioccolata della Sergenzia di Scicli. Una tradizione importata dalla Spagna di cui mantiene il nome.  Non c’è solo il cioccolato di Modica. Anche Scicli vanta una tradizione “cioccolatiera” le cui origini risalgono ai tempi in cui la cioccolata arrivò in Spagna ed in Sicilia. Era il periodo in cui, siamo nel 1534, per due secoli nell’isola operarono dieci Sergenzie, dieci reggimenti di fanteria e cavalleria con a capo un “Sergente maggiore” di nazionalità spagnola. A Scicli venne destinata la IV Sergenzia di Sicilia e fu nel 1699 che il Sergente maggiore don Domingo Cerraton arrivò in città accompagnato dalla famiglia con moglie e figli. Sono stati loro a portare la tradizione della cioccolata alla tazza così come la veniva prodotta e consumata in Spagna. 

La tradizione cioccolatiera sciclitana ha mantenuto intatta la sua caratteristica, speziata con cannella e noce moscata, perfezionando però il suo nome in cioccolato. Il progetto di Mariagrazia e Davide Basile di veicolare il prodotto.

Da anni Maria Grazia Basile ed il fratello Davide, pasticceri di lunga tradizione, studiano e lavorano il cioccolato della Sergenzia di Scicli. “Negli anni Sessanta del secolo scorso a Scicli la produzione è stata costante. Per raccontarne la storia dobbiamo risalire al sec. XVII°. La Sicilia sud orientale era stata devastata dal terremoto del 1693 e le dieci Sergenzie, i distretti militari nati nell’isola a metà del Cinquecento per difenderla dagli attacchi dei turchi e dei pirati barbareschi, furono di grande aiuto per i territori. A Scicli il capitano don Domingo de Cerraton si distinse per aver partecipato attivamente alla ricostruzione della città che già era iniziata e soprattutto ebbe un ruolo importante nel restauro del Convento della Madonna delle Milizie vicino Donnalucata, oggi santuario delle Milizie, e nella ricostruzione del convento di Valverde in città. Grazie alla sua amicizia col viceré di Sicilia, Il Duca de Veragua don Pedro de Colón, pronipote di Cristoforo Colombo, il Sergente maggiore don Domingo e la moglie, la nobildonna Teresa Izco Quincoses, poterono conoscere e apprezzare con un certo anticipo un prodotto che da poco era stato introdotto in Europa dal Nuovo Mondo: la cioccolata”.

Nata come prodotto terapeutico, piacque subito al popolo. 

“La famiglia di don Domingo ne consumava discrete quantità. Alla morte dei due figli, avvenuta nello stesso giorno nel 1708, e poi all’altra del Sergente maggiore Cerraton, avvenuta nel 1710, seguì la decisione della signora Teresa Izco Quincoses di ritirarsi nel monastero di Valverde che aveva contribuito a ricostruire col marito, rifondandolo e diventandone la prima Priora – prosegue Maria Grazia Basile – spogliatasi di tutti i suoi beni materiali, donna Teresa non rinunciò solo alla cioccolata, nonostante il suo voto di povertà. Anche dopo la sua morte, le suore del monastero di Valverde preparavano la cioccolata avvalendosi dell’opera di un manipolatore ‘il cioccolattiere’ il quale aveva come compito l’ottenimento della pasta base dalla sfregatura delle fave di cacao su una speciale pietra chiamata metate. Nel 1775 dai libri del convento chiaramente risultano sia i pagamenti al ‘cioccolattiere’ e sia gli aromi abitualmente impiegati dalle monache di Valverde per profumarla: cannella e noce moscata”.

L’antico Cioccolato della Sergenzia di Scicli è preparato in modo artigianale ed è caratterizzato dalla sua ruvidità dovuta al particolare tipo di lavorazione a bassa temperatura. Viene realizzato con massa di cacao al 50 per cento, zucchero e spezie. Dal piccolo spazio che si è ritagliato fra gli estimatori sperano di andare avanti veicolando un prodotto di grande fascino, legato alla storia di una terra, quale la Sicilia, dalle grandi idee e dalle grandi professionalità.