Economia

Nordic Oil è finalmente disponibile in Italia

La repentina crisi pandemica con la quale stiamo convivendo da mesi, e chissà per quanto tempo ancora ci accompagnerà con i suoi disagi, ha portato tutti ad una maggiore attenzione per i temi legati alla salute. I continui aggiornamenti sullo stato d’emergenza e sull’evoluzione delle scoperte scientifiche che riguardano il nuovo Coronavirus hanno portato sulla bocca del popolo argomenti davvero molto complessi, come sistema immunitario e infiammazione ad un livello non più da semplice chiacchiera occasionale al tavolino del bar.

Proprio sugli stati infiammatori di maggiore severità che sono sempre più diffusi, in special modo fra la popolazione in età matura con prevalenza delle donne già entrate nell’età della menopausa o ancora in fase pre-menopausale, si stanno moltiplicando negli ultimi anni approfondite ricerche in tutto il mondo. Ciò significa cercare di dare una spiegazione razionale dei processi biochimici che provocano notevole disagio nei pazienti affetti da patologie di origine autoimmune come la fibromialgia, l’artrite reumatoide, la sindrome da dolore cronico, ma anche nei casi di sclerosi multipla.

Nel frattempo la farmacopea continua a fare passi da gigante e, soprattutto nel corso dell’ultimo decennio, ha superato in tutto o in parte alcuni preconcetti per andare a investigare con metodi nuovi le proprietà benefiche offerte dalla natura. Un caso esemplare di ripensamenti e approfondimenti su di una pianta conosciuta fin dall’antichità, seppure sfruttata per la maggior parte dei secoli per usi estranei alla medicina, è quello della canapa; una pianta erbacea proveniente dall’Asia centrale, ben nota all’uomo fin dall’epoca neolitica in prevalenza per le sue resistenti fibre sfruttate ancora oggi per la produzione di corde e biomasse per uso industriale.

A questi tradizionali impieghi va ad aggiungersi quello in ambito terapeutico, grazie alle componenti contenute nella pianta di Cannabis Sativa. Questa pianta contiene centinaia di sostanze e la maggior parte degli studi si concentrano sui cannabinoidi maggiormente conosciuti che sono il CBD (cannabidiolo) e il THC (tetraidrocannabinolo): il primo è il principio attivo che viene ricavato dalla pianta per la sua capacità di ridurre le infiammazioni, abbassare i livelli di stress tipici della vita moderna, distendere la muscolatura (anche nel caso di usi esterni, come nella forma di olio per massaggi) senza portare ad avere le tipiche reazioni imputabili agli stupefacenti, al contrario del senso di marcata euforia e “sballo” del THC con il suo effetto psicoattivo.

Come accennato in precedenza è stata riconosciuta dalla scienza l’utilità del CBD per il trattamento della sclerosi multipla, per i benefici neuroprotettivi e di contenimento degli spasmi muscolari e dei relativi dolori. Ma le sue applicazioni positive sono davvero molte, anche per la cosmesi, l’uso alimentare dell’olio di CBD e come rimedio antistress anche per gli animali.

Chiaramente è fondamentale la qualità della materia prima e dei processi di lavorazione, per addivenire ad un prodotto libero da contaminazioni. Ora è disponibile anche in Italia la Nordic Oil ( www.nordicoil.it ), con la sua vasta offerta di prodotti dell’agricoltura biologica europea con metodo di estrazione delicata CO2 a garantire la massima purezza.
Foto: GRAS GRUN / Unsplash