L’attività politica di questa amministrazione di destra in questi ultimi quattro anni si può riassumere brevemente: una accusa continua e un continuo scarico di colpe alla precedente amministrazione di sinistra. Comiso non voleva questo. Comiso non merita questo. Ripetere sempre la stessa litania diventa ridicolo: non si amministra così!
Questa amministrazione di destra non è stata all’altezza della situazione: ha fallito nella gestione della città. Comiso è in ginocchio perché questa amministrazione ha distrutto l’organizzazione dell’Ente; un Ente che funzionava e perciò era preso a esempio dagli altri comuni. Si è proceduto senza alcuna programmazione, con incompetenza e arroganza, consumando vendette nei confronti dei lavoratori e navigando a vista a dispetto di leggi e sentenze. Questa pessima gestione ha avuto un costo altissimo per il comune e per i comisani. Si sono sprecati soldi pubblici (l’Ente ha dovuto pagare, solo per i capricci di questi amministratori, spese legali non indifferenti sia per i difensori di parte che per quelli del Comune); si sono espletati concorsi con leggerezza e impreparazione, facendo favoritismi e infischiandosene delle conseguenze disastrose provocate alla collettività comisana (per esempio, la nullità degli atti emessi dai non aventi diritto, i vari ricorsi presentati e le varie, numerosissime ingiunzioni di pagamento).
Tutto questo risulta ancora più grave e incredibile se si considera che molti degli attuali amministratori, tra cui lo stesso sindaco, sono operatori della giustizia.
Il risultato della politica amministrativa di Alfano è, tra l’altro, il fallimento del Comune di Comiso: esattamente il contrario di quanto annunciato in campagna elettorale, durante la quale si prometteva allegramente (e impunemente) di risanare le casse e ridurre le spese.
Il dissesto finanziario è una tragedia per Comiso. E questa amministrazione, anziché fare ammenda dei propri grossolani errori e dimettersi, con una faccia tosta senza eguali pretende di continuare ad amministrare. Ma amministrare che cosa? Con quale programma? Con quali risorse? Con quale credibilità? E’ un diritto dei comisani conoscere dettagliatamente le idee, i progetti che Alfano ha per risanare e rilanciare Comiso. Dire sorridente che questo accadrà, ma non dire come, è lo stesso che dire niente. Niente di niente. Quel niente politico e amministrativo cui ci ha abituato Alfano in questi anni.
Tra breve si insedieranno i commissari. Essi avranno bisogno di persone valide con cui collaborare. Sarebbe quindi opportuno e dignitoso, per il bene di Comiso, che questa amministrazione fallita e priva di alcuna autorità e autorevolezza, rassegnasse le dimissioni e liberasse la nostra città dal qualunquismo, dall’apatia, dal grigiore in cui, ingiustamente, è piombata.
Sarebbe opportuno e dignitoso che l’UDC e le altre (poche) forze politiche rimaste a sostenere Alfano avessero un sussulto di orgoglio e abbandonassero questo sindaco al suo destino, visto che questo sindaco ha da tanto, troppo tempo abbandonato al suo destino – un destino tragico, drammatico e disastroso – la nostra bella Comiso. Per il bene della nostra città, sarebbe giusto che l’UDC facesse ciò che tutta la città si aspetta: staccare la spina, ridando al popolo la possibilità di cambiare democraticamente questa classe dirigente. E sarebbe giusto che l’UDC facesse questo al più presto, nelle prossime ore; se no, sarà davvero difficile spiegare ai comisani perché questo partito, i suoi dirigenti, i suoi amministratori, pure avendone l’occasione, non hanno posto fine al fallimento amministrativo più clamoroso della storia di Comiso.
E’ perfino superfluo aggiungere che, nelle more che arrivino i commissari, diffidiamo questi amministratori dall’intraprendere qualsiasi iniziativa che possa arrecare danni ai lavoratori comunali. In caso contrario, siamo pronti ad adire tutte le vie, politiche, amministrative e legali, per evitare che questa amministrazione consumi altre vendette o faccia altri favoritismi a danno o vantaggio di qualcuno, in spregio delle leggi e dei più elementari principi meritocratici.