Di origini ragusane il professore Alberto Arezzo, figlio di Mimmo Arezzo già docente di geometria all’Università di Genova, apre le porte alle speranze. Soprattutto per chi deve iniziare il percorso di diagnosi e poi cura del tumore al colon-retto. Il progetto, intitolato “EndoTheranostics: Multi-sensor Eversion Robot Towards Intelligent Endoscopic Diagnosis and Therapy” proprio dell’Università di Torino ha ricevuto il pass dallo European Research Council (ERC), l’organismo dell’Unione Europea che finanzia l’eccellenza scientifica. Al progetto di Alberto Arezzo và un finanziamento di 10 milioni spalmato in sei anni, tanto è il tempo della durata della ricerca volta ad una diagnosi precoce e ad terapia mininvasiva di una malattia, quale quella del tumore al colon-retto che, ogni anno, colpisce nel mondo 2 milioni circa di persone con circa mille decessi contati nel 2020.
Con questa nuova ricerca si potranno ridisegnare i modelli di diagnosi e trattamento delle neoplasie del tubo digerente, con particolare riferimento al colon-retto che, nonostante i progressi medici, rimane ancora uno dei tipi di cancro più comune. Per individuarlo e studiarlo oggi ci sono tecniche invasive che “provano” il paziente mentre per la cura, a volte, si arriva in ritardo nella fase già avanzata della malattia portando così a tassi di sopravvivenza molto bassi. Puntare sugli screening è l’impegno della ricerca e della medicina. Non guardare alla colonscopia come ad un esame doloroso ed invasivo: è il messaggio che deve passare per riuscire a ridurre il gap nei potenziali portatori di cancro al colon-retto e garantire una migliore qualità della vita.
“L’idea – ha dichiarato nei giorni scorsi al quotidiano La Stampa il professor Arezzo – è di offrire un sistema che sostituisca l’attuale tecnologia per endoscopia flessibile (colonscopia), che è in realtà solo relativamente flessibile, con uno più tollerato perché costituito da materiali soffici, un cosiddetto soft-robot. Ciò fungerà anche da veicolo all’interno dell’intestino per un microrobot, che, operato dall’esterno, consentirà in una sorta di sala operatoria miniaturizzata, di asportare lesioni anche di ampie dimensioni in maniera appropriata”. Un grazie ed un buon lavoro al professore Alberto Arezzo. Arrivano da un territorio, quello ragusano legato alle origini della Famiglia Arezzo.