«E’ vero, al peggio non c’è mai fine – dichiara Claudio Castilletti, presidente del Laboratorio politico culturale 2.0 -. Quello che è successo ieri in Consiglio comunale ha dell’inaudito. Un presidente del Consiglio dovrebbe essere super partes, dovrebbe essere il garante di tutti, invece a Ragusa siamo costretti a sorbirci uno spettacolo indecoroso, specie perché proviene da un politico navigato come Giovanni Iacono. Ma lo capiamo, Iacono è parte integrante della maggioranza e quindi difende le ragioni di quest’ultima, sino a tollerare pure i cori da stadio, che si sono alzati in suo favore, ed i toni da arena romana che la maggioranza ha usato scagliandosi contro la consigliera Nicita. Ecco perché di norma, ma non è il caso di questa maggioranza, la Presidenza del Consiglio la si dà all’opposizione, proprio per evitare questo imbarazzo. “Vergogna”, “Vergogna”, “Vergogna”, “Vergogna”, per ben quattro volte il presidente Iacono si è rivolto con questo epiteto alla consigliera Nicita, gridandolo come l’ultimo degli aizzatori di folle. Adesso, che Iacono fosse una persona sanguigna lo sapevamo, certamente non potevamo immaginare una sua caduta di stile tanto imbarazzante. Non vogliamo parlare di nervi scoperti, come non vogliamo fare nessuna allusione ad un suo presunto fastidio nei confronti della Nicita, che, mesi fa, scelse di confluire nel Gruppo Misto e di non aderire al Movimento Partecipiamo. Certo è che raccontare pubblicamente parte di una discussione avuta in privato, nella segretezza dell’Ufficio della Presidenza del Consiglio, è proprio una signorilità di cui avremmo fatto volentieri a meno. Non è più tollerabile questo sistematico linciaggio politico. Se il presidente Iacono – conclude Castilletti – ha nostalgia delle battaglie furibonde, che tanto hanno contraddistinto la sua carriera politica, che ritorni a fare il consigliere ed abbandoni un ruolo così delicato come è quello della presidenza del Consiglio, che è la seconda carica istituzionale del Comune. Lo ribadiamo, questo è solo un consiglio innocente e spassionato, se a mancargli è l’adrenalina dell’agone politico, l’eccitazione dello scontro in Aula, lasci quello scranno e torni a fare il consigliere, che forse gli è pure più congeniale».