Una conferenza su “Osservazioni su Modica. Identità possibili di un territorio” si è tenuta nei locali del Centro Studi sulla Contea di Modica” al palazzo De Leva.
Il presidente Paolo Failla ha presentato il relatore, Orazio Carpenzano, docente di Composizione architettonica ed Urbana alla facoltà di Architettura La Sapienza di Roma. Presente, tra il numeroso pubblico, l’assessore alla Cultura, Anna Maria Sammito.
L’appuntamento con Orazio Carpenzano si inserisce nella “mission” del Centro Studi” che tutela, valorizza e recupera il patrimonio architettonico e monumentale della città. Il docente ha esordito tracciando un percorso dal passato post terremoto al presente nella evoluzione della forma della città. Il relatore ha rilevato come Modica,a differenza di altri centri barocchi, come Noto, non ha abbandonato i luoghi dopo il disastroso terremo noto del Gennaio del 1693, ed ha ricostruito sulle macerie grazie all’impegno finanziario della nascente borghesia e dell’aristocrazia ed alla chiesa. Una “eccezionalità” che si legge nella stratificazione urbanistica di secoli diversi e che rende la città un unicum rispetto ad altri centri.
La forma urbis attuale nasce dunque nel ‘700 anche se un secondo evento calamitoso, come l’alluvione del 1902, lascerà i segni sulla città a cominciare dal corso dei suoi torrenti. Orazio Carpenzano ha fatto riferimenti precisi per seguire questa evoluzione della forma della città alla carta dell’architetto Toscano, risalente al 1830, che fotografa la Modica di metà ‘800. Una carta che oggi necessita di essere recuperata perché è il documento storico per eccellenza che ci presenta la città. Orazio Carpenzano a questo proposito ha rilevato come in città manchino le carte storiche e le immagini, caso molto raro per una realtà importante come quella di Modica, allora quarta città della Sicilia. E’ dunque opportuno dedicarsi a questa ricerca in archivi come Napoli, Palermo ed anche spagnoli per recuperare documenti essenziali che oggi mancano.
La relazione del docente si è poi sviluppata su cinque punti con uno sguardo al futuro e soprattutto per i nodi urbanistici che dovranno essere sciolti: la mobilità, il paesaggio, le case, il patrimonio, l’immaginario. Orazio Carpenzano, grazie all’ausilio di foto significative, trova un filo conduttore nella situazione attuale ovvero l’abbandono di modelli che la tradizione e la cultura popolare ha consolidato per seguire modelli di sviluppo che non appartengono al territorio ed alla sua cultura. E’ il caso della città nuova che ha ignorato la realtà del vicolo e della sua spicciola solidarietà e prossimità quotidiana ma è anche il caso del paesaggio.