OTTO ORE DI SCIOPERO PER CONTESTARE IL RISCHIO DI CHIUSURA DELLA VERSALIS

Le segreterie di FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL, UILTEC-UIL, hanno deciso di proclamare otto ore di sciopero nelle aziende del gruppo ENI presenti sul territorio per mercoledì  20 gennaio 2016, per contrastare il piano di ENI e favorire una nuova politica industriale del gruppo.

E’ quanto deciso ieri sera al termine dell’attivo unitario di FILCTEM CGIL – FEMCA CISL – UILTEC UIL ,  che ha affrontato il tema all’ordine del giorno ovvero la vicenda che vede interessato il gruppo ENI e la sua controllata VERSALIS, l’azienda del gruppo che si occupa di chimica, presente in provincia di Ragusa con uno stabilimento che ha fatto la storia industriale del territorio.

Sono intervenuti all’incontro oltre i tre segretari di categoria, i segretari generali confederali, Giovanni Avola della CGIL, Giorgio Bandiera della UIL, e Paolo Sanzaro della CISL.

All’attivo erano stati Invitati la deputazione nazionale, quella regionale ed il sindaco di Ragusa. Presente solo la senatrice Venerina Padua.

La dismissione della chimica, prospettata da Eni con la vendita a un fondo d’investimento straniero di tutto l’asset industriale di Versalis impone una seria riflessione: che ne sarà dello stabilimento di Ragusa? Quali garanzie per l’occupazione? L’Eni, oramai è chiaro, vende per chiudere.

Con il nuovo piano di riassetto di Eni  tendono a scomparire le attività italiane a cominciare dalla chimica che è uno degli asset portanti del sistema  industriale dell’Italia, e va difeso.

La cessione di Versalis è un salto nel buio per la chimica italiana  e per questo il Governo deve fermare le decisioni di Eni. Cedere, infatti, la maggioranza del pacchetto azionario di Versalis a un fondo di dubbia autenticità e valenza finanziaria servirebbe solo a sgravare Eni dal fardello del downstream, unico vero tormento dell’attuale amministratore delegato, che vuole un’azienda snella e tutta orientata sul petrolio e gas estratto e prodotto all’estero.

Obiettivo di Eni è concentrare le attività solo su esplorazione ed estrazione di gas e petrolio, con impieghi industriali esercitati fuori dai confini italiani. Che ne sarà, dunque, del petrolio estratto a Ragusa che, assieme alle produzioni dei pozzi di Gela, rappresenta il 30% del petrolio estratto in Italia?

Senza chimica ed estrazione la nostra provincia sarebbe spogliata in un sol colpo delle vesti industriali, dal taglio statale, che hanno caratterizzato in positivo lo sviluppo economico del territorio negli ultimi 70 anni. A rischio, pertanto, il futuro di diverse centinaia di lavoratori.