PAROLE E FATTI

Domenica scorsa si è votato in Italia in oltre 1300 comuni ed oltre 13 milioni di cittadini elettori sono stati chiamati ad esprimere il  loro voto per l’elezione del sindaco e dei consiglieri comunali. La percentuale dei votanti non è stata molto elevata, ma neanche deficitaria per come qualcuno riteneva che si potesse verificare.

I mezzi di informazione televisivi pubblici e privati e la stampa nazionale si sono interessati maggiormente dei grandi comuni e del resto non poteva essere diversamente. Abbiamo conosciuto i candidati sindaci che ci hanno costantemente parlato, intervista dopo intervista, che loro si sarebbero adoperati fino al massimo delle loro forze una volta eletti a risolvere i maggiori problemi riguardanti le amministrazioni per le quali concorrevano.  I cittadini elettori, in buona sostanza, si sono convinti che il sentire dire che i capi delle eleggenti amministrazioni si sarebbero adoperati per eliminare servizi di trasporto urbano carenti e fatiscenti, ripristinare la funzionalità di edifici pubblici abbandonati o in condizione di precaria agibilità, eliminare in definitiva i disagi giornalieri della movimentazione automobilistica privata e pubblica, si sono sentiti soddisfatti e appagati. Qualche candidato ebbe pure e dire di aver preparato un programma da attuare una volta eletto.

Se noi cittadini elettori ci sentiamo soddisfatti di queste elencazioni programmatiche indifferenziate, generiche ed adattabili in ogni città, non inveiamo nel dopo quando alle parole non seguono i fatti. Ma tale dato comunicativo in via generale investe tutti partiti e i loro rappresentanti del resto non possono non sapere che si rivolgono ad una platea di elettori che in buona parte è naufragata nel ciò che accade ai più ritenendolo il modello da seguire. Non pare che c’entri poco con la nostra osservazione, ma è invalsa per diverse e complicate cause da cui genera, un’adesione a taluni comportamenti della vita di ogni giorno che sono considerati i migliori perché li adottino in molti. E’ buono e bello quello che fan tutti e se non ci adeguiamo riteniamo di sbagliare di grosso.  Una donna anche se pesa 120 chili deve indossare la calzamaglia perché così fan tutti. Il giovane deve farsi rasare i capelli e lasciare solo un ciuffo nel mezzo perché così fan tutti. Forse non si esagera se proprio in campo politico ci siamo “sottoculturarizzati”da ciò discendendo che ci accontentiamo solo di espressioni programmatiche generiche e di certo valevoli per ogni città, sia essa grande o piccola.

Il politico, quello vero e a prescindere dal suo credo, coniuga il suo mandato tenendo conto, se eletto, del giudizio che ha stimolato nel suo potenziale elettore.

E sempre al potenziale elettore deve potersi dire che le finalità programmatiche che si propone di attuare non sono libere e incondizionate. Le leggi di stabilità da cui possono derivare i finanziamenti sono obbligate a rispettare i parametri europei che proprio in questo campo sono alquanto rigidi e non potenzialmente idonei ad essere aggirati. Del resto, questo impegno l’abbiamo costituzionalmente assunto e possiamo all’occasione solo lamentarci. Da una parte a livello locale, vogliamo tutti i servizi efficienti e funzionali, dall’altra  ci lamentiamo per le eccessive tasse molto spesso incomprensibili nella loro emanazione e  nella loro struttura operativa.

L’esito del prossimo ballottaggio, almeno per le grandi città, ci darà un quadro più chiaro e speriamo duraturo. Quest’ultima possibilità acquista per le grandi città la dignità di problema politico non indifferente.

Il pd  romano deve poter recuperare oltre 100 mila voti per poter competere con le 5 stelle. Il Movimento 5 stelle  a Roma  per poter amministrare deve poter raggiungere la maggioranza assoluta perché a quanto pare non intende allearsi con altri partiti. Se non si verifica questa eventualità conseguente alla clamorosa percentuale raggiunta ci si domanda cosa potrà succedere. Prevederlo è difficile. Almeno noi dobbiamo aspettare il 20 giugno.

Politicus