Secondo quanto emerso dalla V Edizione dell’Osservatorio Nestlé-Fondazione Adi sugli stili di vita, conclusasi lo scorso ottobre 2013, tornare a casa in pausa pranzo non è più sinonimo di pasto equilibrato e momento di condivisione. Al contrario, pranzare fuori casa, seguendo piccoli ma dovuti accorgimenti, può diventare il miglior modo per rimanere leggeri e sfruttare al massimo il break.
Consumare il pranzo sul posto di lavoro o nei dintorni, infatti, fa sì che si opti per un’alternativa più “leggera” del classico piatto di pasta casalingo, spesso troppo condito e seguito da altre pietanze o tentazioni a portata di mano, senza tener conto del fatto che spesso si mangia da soli persino a casa, inevitabilmente di fronte alla tv. Infatti, dice l’Osservatorio, “per metà del campione di riferimento (55%) che riesce a pranzare a casa, i ritmi rallentano, il primo piatto diventa una costante (51%), spesso le portate sono due (15%), e il pranzo si fa rilassato ma abbondante. Non solo: contrariamente alle attese, anche la convivialità, valore fondamentale del mangiare bene, viene persa nella dimensione domestica, sacrificata dalla compagnia di TV (78%) o telefono. Solo il fortunato 13% che pranza fuori, al ristorante o al bar, sembra potersi permettere sia la compagnia sia un po’ di movimento”.
Del resto, basta guardarsi intorno per notare che mangiare sano quando si è fuori casa non è più difficile come una volta: nei supermercati, nelle mense e in molti bar l’angolo delle cosiddette “insalatone” offre l’imbarazzo della scelta per chi vuole mantenersi leggero e al tempo stesso saziarsi con gusto, mentre i panini preparati con verdure abbondanti e affettati magri sono ben digeribili oltre che completi dal punto di vista dei nutrienti, così come molti fra i “piatti del giorno” di numerose tavole calde o caffetterie. Se invece si preferisce portare il pranzo da casa, come scelgono di fare 7 italiani su 10 – “sia per risparmiare che per mangiare sano”-, la gamma di scelta si fa solo più ampia, oltre che conforme a gusti e necessità personali: dall’insalata di farro a sformati casarecci, passando per bresaola e rughetta o couscous di pesce e verdure. Non resta, quindi, che ingegnarsi e investire 10 minuti ogni sera per preparare la borsetta termica.
L’importante è saper scegliere, senza sacrificare né il gusto né il tempo da dedicare a quella che dovrebbe essere una pausa nel vero senso della parola, breve o lunga che sia: spazio dunque ai break con i colleghi o alla passeggiata veloce con un amico per raggiungere il bar a qualche isolato di distanza.
Altro punto chiave della pausa pranzo è, infatti, il movimento: no al pranzo di fronte al pc, masticando senza nemmeno sapere cosa, o anche solo alla scrivania, telefonando a casa o pianificando gli appuntamenti del pomeriggio. Il break è un’ottima occasione per fare due passi e prendere una boccata d’aria, oltre che di cibo sano e in grado di ricaricare senza appesantire!
Spazio, dunque, alla creatività nel pranzo fuori casa, tra una passeggiata all’aperto e due chiacchere con i colleghi, senza dover rinunciare alla convivialità e al buon cibo.