Ragusa – Il Salone Teologico del Palazzo Vescovile ha ospitato, nella giornata di ieri, il secondo dei nove incontri organizzati dall’Unitre Ragusa.
Relatore il Prof. Luciano Nicastro, il quale ha affrontato la tematica dell’immigrazione in un modo completamente diverso rispetto a quelli che sono stati i tradizionali approcci di carattere culturale e scientifico.
Il Professore ha esposto un’interessante relazione analizzando diversi aspetti del fenomeno dell’immigrazione: dall’esodo, all’accoglienza e all’integrazione. Toccando argomenti come la carcerazione, soprattutto la tragica situazione di quei bambini, che per una questione di “civiltà”, vengono lasciati con le madri, in detenzione, avendo come unico riferimento maschile, il secondino di turno; e la nuova schiavitù, giovani del sud del mondo che cercano qualcosa di migliore e di diverso, ma che si scontrano con un padrone che toglie loro la libertà e la possibilità di autodeterminazione.
Sono giovani immigrati che vivono e portano avanti nel nostro territorio un’esperienza di nuovo mondo vitale, di socializzazione urbana.
“Riflettete su cosa vuol dire fare la madre di famiglia in un’esperienza transnazionale” – spiega il Prof. Nicastro – “la madre che vive nel paese d’origine o in quel paese dove era prima impegnata in un’esperienza di migrazione e la figlia, già integrata, che ha dei bambini, che lavora e che cerca di costruirsi una vita”.
Quella madre divenuta nonna di un piccolo bambino, lo segue nella crescita, ma le esperienze fra nonna e madre sono profondamente diverse, la madre ha adesso un suo bagaglio culturale e criteri di scelta che non sempre collimano con quelli della nonna, quindi quest’ultima porta avanti un processo educativo non concepito dalla madre e viceversa, ecco, dunque, che nasce lo scontro.
L’approccio nuovo è guardare da vicino, cogliendo l’anima di queste esperienze, in cui è evidente un processo di perdita e acquisizione, perdita per quanto riguarda i valori di una volta, di modelli di carattere urbano, di una cultura che finisce per trasformare il modo d’essere, di pensare, e le istituzioni nuove di un mondo che viene costruito e non importato.
Interessante il dibattito successivo alla relazione, che ha portato alla luce punti di vista differenti fra i presenti in sala. Un incontro propositivo, che porta ad avere un pensiero diversificato, ma spinto sempre e comunque da quel particolare dono che caratterizza l’uomo: l’umanità.