Per qualcuno è sempre tempo di compleanno, almeno una volta nell’arco dei dodici mesi.
In questi giorni sono venuta a conoscenza di un fatto che ritengo delizioso da un lato, ma anche, volendo che merita una riflessione.
Siamo nei primi anni Ottanta. Giulio, un bambino decenne, che aveva passato l’estate in malga (masseria di montagna) e si era scoperto un interesse molto elevato verso le manze (giovani vacche), chiese per il suo compleanno regalo inusuale, una mucca.
Fu accontentato.
Va da sé che nella casa del paese avevano il posto adatto dove metterla. Comunque, ricevere una bestia come quella, per una festa di quel tipo e non un cucciolo, (i suoi allevavano anche cani da pastore), credo sia quantomeno insolito.
Fu una festa collettiva di tutta la famiglia, perché partirono tutti quanti (c’erano i genitori e il fratello minore) ed andarono da un allevatore che stava ad una trentina di chilometri da casa loro. Lui scelse una piccola mucca che chiamò Bigiòta, dal colore bigio del mantello. Poi il padre parti per la transumanza (spostamento di un gregge per il pascolo invernale). La madre si occupava della mungitura, mentre Giulio col fratello Giorgio (che comunque si sentiva comproprietario, anche se non ‘ufficialmente’, del bovino) a settimane alterne, uno la mattina (prima di andare a scuola) e uno la sera (dopo scuola), andavano a portare il latte al piccolo caseificio del paese. Poi compatibilmente con i loro impegni scolastici accudivano la bestia meglio che potevano,. In tal modo felicemente responsabile dell’animale.
Insomma invece del solito cucciolo di gatto o cane, criceto, tartaruga o coniglio, un bovino! Come dire parafrasando un celebre titolo: ricevere una manza per il compleanno e essere felici.
E in un certo senso ci fu una conseguenza anni dopo.
Memore del fatto, Giorgio, il fratello che amava di più le pecore, appena maggiorenne, decise di cominciare a crearsi un gregge.
Aveva pochissimi soldi, ma anche lì la famiglia era con lui, ma senza il sostegno economico. Aveva faticosamente accantonato la somma per l’acquisto.
Andarono a Bolzano alla fiera ovina, dove c’era un’asta. Lui non poteva permettersi di entrare, perché già entrare e prendere la paletta (che si alza per fare l’offerta),si pagava e così a ogni alzata della stessa. E lui aveva i soldi contati. Insomma, rimase sconsolatamente fuori, ma alla fine erano rimasti solo capi quello che si potrebbero definire avanzi e fuori asta. Prese una piccola pecora di razza tedesca, che è di taglia più piccola della media e la chiamò Todesca. Adesso, se volesse, potrebbe partecipare ad aste senza problemi, perché che ha un lavoro che gli permette di guadagna bene, ricorda Todesca con affetto.
Oltretutto, come con Bigiòta la vacca, fu un acquisto molto fortunato. Fece molti agnelli e, insomma, ripagò ampiamente Giorgio del suo sacrificio economico.
Tornando al regalo di compleanno, se fatto con amore e venendo incontro al desiderio del bambino (un desiderio vero e non del momento), si può dare una lezione altamente educativa e di arricchimento in seno alla famiglia.
Una cosa ritengo importante chiarire: i due ragazzi, crescendo, sono diventate persone ben inserite nel sociale. Non penso che tutto questo sia solo merito del regalo di compleanno, ma di sicuro ha giovato.