PER VINCERE LA VIOLENZA OCCORRE ANCHE LA CERTEZZA DELLA CONDANNA E DI UNA PENA ADEGUATA.

Anche questa giornata internazionale per l’eliminazione della  violenza  contro le donne è passata. Ieri sera si è svolta una manifestazione promossa dalla Consulta femminile e da numerose associazioni femminili della nostra città.

Foltissimo il pubblico presente nella sala del Palazzo del Governo. Presenti le autorità civili e militari.

Molto interessante il documento presentato dalla Presidente della Consulta,  Dott.ssa Giuseppina Pavone e firmato dalle Presidenti delle associazioni femminili, che sarà consegnato al Prefetto, gli interventi delle Autorità ,delle rappresentanti delle associazioni e del pubblico.

E’ stato detto che questa inizitiva non è fine a se stessa ma l’avvio di una serie di interventi programmati, aventi come destinataria soprattutto la scuola, perché è dall’educazione che bisogna partire per cambiare la cultura e le relazioni fra i sessi.

Tutto questo è giusto ma fra quante generazioni ne vedremo i risultati?

E in quei paesi in cui la cultura e le leggi approvano e incoraggiano tutte le forme di misoginia al punto da condannare a morte una donna che ha ucciso l’uomo che ha tentato di stuprarla? Oppure quei paesi in cui le donne vengono ancora lapidate per adulterio o rese schiave e vendute al mercato per pochi dollari?

Ai tempi della Confernza di Pechino ci si illudeva che un consesso internazionale potesse influire, con le raccomandazioni,  sulle leggi e sul costume di un Paese. Ma stiamo andando indietro anzicchè avanti, soprattutto dove si impone il fondamentalismo islamico.

A livello internazionale occorrerebbero pesanti sanzioni contro quei paesi in cui la donna non è assolutamente tutelata.

Nel nostro Paese il fenomeno della violenza contro le donne ha raggiunto livelli insostenibili anche perché gli autori di questo genere di reati vengono trattati con una indulgenza che offende le famiglie delle vittime.

Tra patteggiamenti e attenuanti si arriva ad una pena del tutto risibile difronte alla gravità del reato, e non si tiene conto del rischio della reiterazione di esso, specie quando si ricorre nel caso di lesioni, agli arresti domiciliari.

A questo punto vorrei fare un ragionamento terra, terra, di semplice buon senso.

I casi sono due: o l’autore di qualsiasi forma di violenza contro qualsiasi donna a lui legata, o incontrata per caso, è un soggetto da manuale psichiatrico o è una persona perfettamente normale.

Nel primo caso questa persona deve essere curata e nello stesso tempo messa in condizione di non fare del male a nessuno. In Italia gli ospedali psichiatrici e i manicomi criminali erano strutture da film dell’orrore. Hanno fatto bene a chiuderli.

Ma non si è fatto nulla per  curare le persone disturbate che commettono gravi reati e per proteggere i più deboli, le potenziali vittime.

Se è una persona perfettamente normale, che ha agito nella condizione di essere capace di intendere e di volere, allora non invochiamo sconti di qualsiasi genere,

perché senza la certezza della pena, e di una pena congrua, si crea un fenomeno di emulazione.

Lo Stato deve tutelare i cittadini, e soprattutto i cittadini più deboli, è inutile insistere sul fatto che le donne devono denunciare i maltrattamenti subiti dal marito o dal compagno, fino a che la denuncia sarà un boomerang che si ritorce contro la stessa persona che l’ha fatta.

 

Laura Barone