PERCHÉ MERAVIGLIARSI?

Cari Amici Miei, qualcuno si è ricordato di me e nel corso della prima votazione per l’elezione del Capo dello Stato è risuonato nell’aula il nome di Raffaello Mascetti. Chi sarà mai stato a darmi il voto ?

Un amico di Berlusconi, un compaesano toscano vicino a Renzi, qualcuno del Pd non consapevole delle grandi ambasce del partito ? Qualcuno si scandalizza, come non avviene per altri nomi che con la politica non hanno a che fare, vedi Rocco Siffredi o Veronica Lario.

Ed eccomi qua a commentare il momento politico su invito del Direttore di RagusaOggi che non si lascia sfuggire occasione per arricchire le pagine del suo giornale con i commenti più diversi di protagonisti e osservatori della politica.

Ma cosa dirvi, il momento di crisi politica permane con una situazione di confusione e di stallo che non lascia presagire nulla di buono. E a farne le spese siamo tutti, per primi noi della famosa commedia all’italiana, dimenticati a favore del moderno spettacolo della politica che, dobbiamo ammettere, fa ridere e fa divertire molto di più di quello che riuscivamo a fare una volta.

Nella vostra città lo spasso non manca di certo, i partiti maggiori non riescono a trovare i candidati, vi contendete simboli di partito e maestri di musica, sono più accese le dispute fra i lettori del vostro giornale che fra le opposte fazioni politiche, aspettate con certosina pazienza aeroporto, autostrada e politiche per il turismo. Ma se volete godervi uno spettacolo degno di questo nome, perché meravigliarsi di quello che accade da voi ? Guardate cosa succede per l’elezione del Capo dello Stato. Non si riesce a trovare il bandolo della matassa, ma dovete guardare cosa ci sta dietro.

Dopo aver tergiversato per settimane alla ricerca di un nome condiviso, si era arrivati al nome di Marini, ex DC, sindacalista famoso, gradito alla destra di Berlusconi, forse è più giusto dire a Berlusconi. C’era l’imprimatur della segreteria del PD, l’aveva scelto Gargamella e quindi tutto a posto.

Manco per niente, candidato impallinato alla prima votazione, percentuale di franchi tiratori da far impallidire. tutto da rifare.

Per meglio comprendere la situazione, quanto mai opportuno leggere un articolo dell’huffingtonpost.it, che ha seguito di poco l’esito della seconda votazione.

Angela Mauro, quirinalista del quotidiano diretto da Lucia Annunziata, certo un giornale non di destra, delinea un quadro della situazione all’interno del PD, considerato l’unico responsabile del fallimento della candidatura Marini, che fa impallidire le nostre performances cinematografiche degli anni settanta.

Bersani cerca di risolvere l’impasse con una nuova trovata, come se ci fosse ancora tempo da perdere: ”Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori”. Per essere chiari, pensa sempre al gioco delle primarie, sia pure affrettate e senza organizzazione.

Una sorta di ‘quirinarie’ in salsa Pd, pensate in fretta e furia, da svolgere nel giro di poche ore e in una riunione dei parlamentari, precisa la giornalista che aggiunge:

“Così Bersani tenta di uscire dal tunnel di divisioni e spaccature in cui il partito è finito con la candidatura di Franco Marini e dopo il flop in aula al primo scrutinio. Il partito è più che mai diviso tra chi insiste ancora sullo stesso candidato (ex Popolari), chi chiede un nome “senza appartenenza politica” (Walter Veltroni), chi immagina una personalità “istituzionale che piaccia a montiani e Sel e metta in crisi i cinque stelle” (Andrea Orlando e parte dei Giovani turchi), chi avanza la candidatura di bandiera di Sergio Chiamparino (i renziani), chi si è spostato su Stefano Rodotà già da ieri (Sel), chi dopo aver votato Rodotà ora spinge per Romano Prodi (Pippo Civati), chi ha sempre spinto per Prodi (i prodiani e una fronda emiliana di circa 40 parlamentari). E ancora: Massimo D’Alema, sogno mai sopito per personalità trasversali alle varie aree: dalemiani, parte dei Giovani Turchi, alcuni renziani più convinti dell’opzione governo di larghe intese con il Pdl.”

Come potete constatare, un quadro che delinea l’unità di intenti del partito in un momento difficile per la nazione, fulgido esempio di responsabilità politica e attenzione massima per i propri personali destini, con la certificazione che si arranca nel buio data dalla resa di Bersani che si affida al gruppo PD per trovare valide indicazioni.

Dietro le quinte tutte le possibili opzioni di governo e di elezioni anticipate che condizionano le diverse proposte di nomi anche esterni alla politica.

Ora io sono ben felice di estendervi queste modeste note di politica, ma ho la paura che non sappiate apprezzarle nel giusto modo: mi è arrivata voce che ci sono ragusani che non capiscono, ancora, le larghe intese, altri si meravigliano per un secondo circolo del PD, altri non sanno interpretare la desistenza del PDL che può trasformarsi in alleanza, se conviene,  ci sono ragusani che ancora si chiedono perché l’UDC a Ragusa sta con Territorio, a Palermo con la sinistra, a Roma, forse, sono notizie di queste ore, si rifugerà, di nuovo, nelle braccia di Berlusconi. E non sarebbe da scartare del tutto l’esito positivo di una candidatura di Casini al Quirinale, ma questa è come la supercazzola prematurata, con scappellamento a destra, come fosse Antani.Va capita.