On. Nino Minardo: Stato di crisi del settore pesca e acquacoltura in Sicilia. Chiesta l’estensione di sgravi fiscali e previdenziali, applicazione credito d’imposta e interventi sul caro gasolio.
Negli ultimi anni si è potuta registrare una progressiva tendenza all’accentuarsi dello stato di crisi del settore della pesca e dell’acquacoltura siciliana a seguito di molteplici cause imputabili a fattori sia nazionali che internazionali. In primo luogo il processo avviato da tempo di profonda ristrutturazione e di riorganizzazione, sollecitata dalle scelte politiche dell’Unione europea che hanno suscitato non poche perplessità tra gli operatori del comparto a ciò si aggiunge l’esponenziale aumento dei costi del carburante ad uso dei motopescherecci che incide fortemente sui redditi d’impresa e conseguentemente, anche sui redditi dei marittimi dipendenti membri dell’equipaggio, che determina una generale insoddisfazione degli addetti.
I fattori comunitari sono tra le cause predominanti della crisi: alcune scelte di carattere ambientale dell’Unione europea determinano una scarsa competitività, così come la regolamentazione comunitaria delle attività della pesca, quali le misure tecniche per il Mediterraneo, eccessivamente penalizzanti e volte unicamente ad una drastica riduzione delle attività, senza che siano approntate soluzioni alternative. Sono prioritari interventi volti ad arginare il caro gasolio e azioni per l’ estensione di sgravi fiscali e previdenziali con azioni indirizzate a sostegno dei marittimi imbarcati a bordo di navi da pesca, in considerazione dell’attività particolarmente rischiosa e faticosa, affinché possa essere individuata tra quelle attività particolarmente usuranti.
Azioni chieste al Governo nazionale per bloccare il perenne stato di crisi della pesca in Sicilia che deve combattere con le capacità delle marinerie extracomunitarie che esercitano l’attività senza i vincoli delle regole comunitarie, con metodi estremi e spesso aggressivi; tale situazione è resa ancora più drammatica dalla progressiva sottrazione di aree di pesca utili nel Mediterraneo, a causa delle dichiarazioni di zone di pesca esclusive effettuate dai Paesi rivieraschi extracomunitari del Mediterraneo, quali Libia, Algeria, Tunisia.
Un’altra forma di aiuto è anche quella, da me sottoposta al Ministro per le Politiche Agricole, dell’applicazione del credito d’imposta per l’acquisizione di beni strumentali nuovi.