PINOT BIANCO: TANTO CONOSCIUTO QUANTO POCO RICONOSCIBILE

Il pino bianco è un vitigno molto diffuso in Italia e in particolare nel nord est, nonostante sia un vitigno che richiede molte attenzioni e nonostante la sua particolare sensibilità ai fenomeni climatici. Tutto questo fa del pinot bianco un vitigno difficilmente adattabile ai diversi ambienti.

L’origine del pinot bianco si ritiene sia francese. È, infatti, abbastanza plausibile la teoria che ritiene quest’uva nata da una mutazione genetica spontanea del pinot gris dell’Alsazia, uva questa da non confondere con il nostrano pinot grigio; sono simili, ma non uguali.

La storia del pinot bianco ha dell’incredibile, poiché per molto tempo  lo si è confuso con lo chardonnay, tanto che nella Penisola veniva chiamato prima pinot chardonnay. Sembrerebbe che  prima, in Italia, ad accorgersi di questa confusione, sia stata l’azienda vitivinicola Ferrari in Trentino. Questa azienda cercò di ricreare lo Champagne in Italia, quindi, all’inizio del secolo, impiantò barbatelle che si credevano fossero di chardonnay. Con il tempo, però, ci si accorse, man  mano che le vigne invecchiavano, che si accentuavano le differenze tra le diverse piante nella stessa vigna. Da alcune venivano prodotti vini con sempre maggiore struttura, mentre altre davano vini semplici. Ci si accorse così che il vigneto non era formato solo da chardonnay, ma vi era un intruso di minore importanza, che si scoprì essere il pinot bianco Questa confusione, ovviamente, non si verificò solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa e ovviamente anche in Francia. Il vitigno però continuò a essere coltivato in Italia, poiché, quando trova le condizioni climatiche ideali, è anche un vitigno molto prolifico, tanto che in Italia è più diffuso dello chardonnay. Nonostante gli sforzi fatti dal Franciacorta per riabilitare questo vitigno, esso viene ancora considerato un vitigno minore.

Il grappolo del pinot bianco è molto simile a quello dello chardonnay, ma la buccia del primo è meno spessa dello chardonnay. Inoltre, il pinot bianco non possiede la grande adattabilità dello chardonnay, che praticamente si può coltivare ovunque.

Alle difficoltà di coltivazione che possiede il pinot bianco, si aggiunge il fatto che gran parte dei vini a base di pinot bianco in purezza sono vini neutri, privi di personalità e con poca ricchezza aromatica. In genere, quindi, sono vini di poco più interessanti di quelli a base di trebbiano toscano. È molto difficile trovare un fuoriclasse da pinot bianco. Questo vitigno, però, ha una buona caratteristica ed è quella di catturare bene la mineralità del territorio quando essa è presente. Questo vuol dire che se il terroir è ricco di gesso, il vino possiederà questa caratteristica. Contrariamente se il terroir non ha una particolarità minerale, il vino sarà abbastanza insulso. Tenendo conto delle difficoltà per coltivare questo vitigno, si può dire che in Italia i migliori risultati come vino fermo, quindi esclusi gli spumanti, si hanno in Alto Adige.Il ciclo di maturazione del pinot bianco è abbastanza regolare. Questo vuol dire che la vendemmia si verifica verso la seconda parte di settembre. Ha la caratteristica di maturare precocemente in termini di acidità fissa e mantenere piuttosto a lungo questo alto tenore di acidità. Quindi genera vini con notevole propensione alla freschezza, ma genera nello stesso tempo mosti tendenzialmente poco strutturati, a causa del suo basso quantitativo di  polifenoli. In determinate condizioni, ossia con una buona esposizioni della vigna, ha anche una buona propensione alla concentrazione di zuccheri, che però non compensa la carenza di polifenoli. Un problema serio dei vini da pinot bianco è che, nonostante accumulano zuccheri e quindi gradazione alcolica, la carenza di polifenoli fa sì che l’alcol penalizzi seriamente la persistenza del vino e lasci in bocca una scia ammandorlata.

Per la sua elevata acidità, il pinot bianco è da sempre stato utilizzato per la produzione di vini spumanti. Anticamente facendo da spalla ad altri vitigni, mentre oggi sempre più è facile imbattersi in spumanti a base di pinot bianco in purezza.

Sebbene il pinto bianco venga considerato un vitigno minore, è possibile imbattersi in prodotti interessanti a base di questo vitigno in Franciacorta e in Alto Adige.

Non è usuale passare il pinot bianco in legno, poiché il vino ne verrebbe sconvolto data la sua delicatezza. In Alto Adige, però, si usa fare un passaggio in botte grande, ma solo per la fermentazione e comunque non oltre i 4 mesi. La critomacerazione a freddo, contatto delle bucce con il mosto, è indispensabile per il pinot bianco, poiché è povero di polifenoli e profumi.

Nonostante le varie difficoltà che comporta questo vitigno, esso continua a essere coltivato. E non sono in pochi i produttori che ancora credono in questo vitigno.

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