POMODORI TUNISINI SPACCIATI PER “MADE IN ITALY”: DENUNCIATO UN ALTRO IMPRENDITORE

Continua l’azione di monitoraggio, da parte delle Fiamme Gialle della Compagnia di Ragusa, sulle frodi alimentari e commerciali connesse alle importazioni di prodotti ortofrutticoli.
A settembre dello scorso anno i finanzieri avevano scoperto una gigantesca operazione di contraffazione di pomodorini provenienti dalla Tunisia e spacciati per prodotto siciliano. In quell’occasione erano stati denunciati tre imprenditori vittoriesi, responsabili di aver immesso nel mercato, come prodotto italiano, pomodorini di origine tunisina per oltre 18 tonnellate.
Gli ulteriori sviluppi investigativi, condotti anche al di fuori della Sicilia, hanno portato alla denuncia di un altro imprenditore della provincia di Foggia, operante nel commercio all’ingrosso di frutta ed ortaggi freschi.
Quest’ultimo, pur perfettamente consapevole dell’origine tunisina dei prodotti acquistati da una ditta di Vittoria, ha rivenduto oltre 9 tonnellate di pomodorini, indicando fraudolentemente l’origine italiana degli stessi.  Le suddette cessioni sono state effettuate ad imprese della provincia di Foggia, Bari, Bergamo e Bologna.
Tale merce veniva venduta, scortata da documenti di trasporto che non recavano alcuna indicazione circa la provenienza e l’origine dei prodotti ortofrutticoli oggetto della cessione. Tale “omissione” nei confronti dei cessionari generava la falsa convinzione negli acquirenti di acquistare prodotti italiani.
Le indagini proseguono per individuare analoghi comportamenti illeciti da parte di imprenditori senza scrupoli, che con le loro azioni danneggiano non solo il corretto funzionamento del mercato, ma mettono in serio pericolo anche la sicurezza dei consumatori.
Dai prosciutti all’olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli è un continuo di “falsi” e di “tarocchi” che rischiano di provocare danni rilevanti non solo alle nostre produzioni Dop e Igp , che rappresentano la punta di diamante del “made in Italy” nel mondo, ma all’intero sistema economico del settore agroalimentare, già peraltro fortemente minacciato dalla attuale crisi economica.