“La risposta dell’assessore Mallia, delegato permanente del presidente della Provincia regionale all’Ato idrico, che, a sua volta, essendo, quale presidente, titolare di funzioni statutarie, è già di per sé un delegato dagli enti convenzionati, più che farmi arrabbiare mi preoccupa come cittadino e come amministratore”. Ad affermarlo è Giovanni Cosentini, vicesindaco di Ragusa, che interviene, ancora una volta, sul delicato tema riguardante l’Ato idrico. “Capisco che dissentire su temi così importanti, spesso – chiarisce – significa assumere il ruolo dell’antipatico, di colui che non vuole essere un “yes men” ma tant’è!
Rivendico il mio diritto-dovere di esternare, e non da ora ma già da tanti mesi, precise preoccupazioni sulle decisioni fin qui assunte dall’Ato idrico di Ragusa senza con questo avere la pretesa di salire in cattedra ma nemmeno di essere ridotto al silenzio solo perché vi è una presunta unanimità nelle decisioni da parte della conferenza dei sindaci e del coordinamento della provincia.
In tale materia non può valere il principio che se l’errore o la valutazione sbagliata è compiuta da uno solo allora è condannabile mentre se c’è l’unanimità di un organismo collegiale allora è da ritenersi esatta. E’ come dire che se una legge, abitualmente, viene disattesa non c’è più violazione della stessa. Non può passare il principio che chi non è d’accordo allora è per l’acqua privata. Questa è pura demagogia. Sappiamo tutti che il bene acqua è un bene pubblico ma le forme di gestione del servizio idrico integrato non si possono limitare solo alla società in house”.
Cosentini spiega ancora meglio la propria posizione: “Ero e sono convinto che il coordinamento della conferenza dei sindaci affidato alla Provincia regionale di Ragusa non si può esaurire nella verbalizzazione notarile delle decisioni dei sindaci ma che, viceversa, deve rappresentare un valore aggiunto in quanto Ente sovraordinato ai Comuni dotato di proprie strutture tecniche ed amministrative e, quindi, portatore di contributi di idee che devono andare oltre la visione minimale dei singoli comuni”.
Poi vengono esternati gli aspetti di carattere tecnico. “Mi preoccupa – aggiunge Giovanni Cosentini – che non venga detto, con la onestà intellettuale che pure riconosco all’assessore Mallia, che il contenzioso con la società Acoset, a seguito della sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea (terza sezione) del 15 ottobre 2009 ed al conseguente ricorso in appello al Consiglio di Giustizia Amministrativa della stessa società, potrebbe esporre l’Ato di Ragusa e per esso tutti i Comuni della provincia ad ipotesi di risarcimento danni inimmaginabili.
Per cui starei un attimo più attento, se fossi nei panni dell’assessore delegato, a dare per scontata la legittimità dell’atto di revoca dell’affidamento alla società Acoset della gestione del servizio idrico integrato.
Non ho riscontrato nella risposta dell’assessore Mallia alcuna rassicurazione sulle preoccupazioni esternate, certamente per colpa mia. Evidentemente non sono stato chiaro”.
“Ed allora, se mi è consentito – dice ancora Cosentini – per chiarire meglio il mio pensiero vorrei elencare sinteticamente le mie preoccupazioni che spero l’Ato idrico di Ragusa farà sparire con la propria risposta: sono preoccupato per il fatto che il contenzioso con la società Acoset possa ritorcersi contro i Comuni iblei i quali, quindi, verrebbero chiamati ad un risarcimento dei danni, oggi difficilmente quantificabile; sono preoccupato per il fatto che, a seguito della revoca del 3 ottobre del 2007 dell’affidamento della gestione all’Acoset e visto che ad oggi non si è riusciti a mettere in piedi alcuno organismo di gestione del servizio, l’Ato idrico di Ragusa ha perso definitivamente i 110.000.000,00 di euro di finanziamenti comunitari 2000/2006 e quelli 2007/2013 non quantificabili in quanto colpevolmente non richiesti con specifici progetti esecutivi nel quadro del progetto conoscenza.
Fondi comunitari che come è noto sono gli ultimi possibili perché dal 2013 la Sicilia uscirà dall’obbiettivo 1 e non fruirà più dei cospicui finanziamenti fin qui avuti; sono preoccupato perché nessuno parla di come faranno i Comuni nei prossimi anni, senza finanziamenti comunitari, a recuperare la funzionalità delle reti idriche e fognarie che già presentano preoccupanti situazioni di fatiscenza; e, ancora, sono preoccupato perché qualsiasi investimento sugli interventi sulle reti, non fruendo dei finanziamenti europei, avrà diretta ripercussione sulla tariffa; sono preoccupato che non si parli adeguatamente della sentenza della Corte Costituzionale, n.325 del 17.11.2010, con la quale si è fatta finalmente giustizia sul demagogico comportamento di alcuni Comuni, come quello di Vittoria ad esempio, che hanno proposto ai loro Consigli comunali il “riconoscimento dell’acqua quale bene comune dell’umanità e del servizio idrico quale servizio privo di rilevanza economica”.
Infatti la superiore sentenza ha qualificato il servizio idrico integrato come servizio di “rilevanza economica” nell’ambito della disciplina del mercato dei servizi pubblici, con la conseguenza che, ai sensi del secondo comma, lettera e), dell’art. 117 della Costituzione, la determinazione delle condizioni di rilevanza economica è riservata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato in tema di “tutela della concorrenza” ed ha escluso che gli enti infrastatuali possano soggettivamente ed a loro discrezione decidere sulla sussistenza della rilevanza economica del servizio, ivi comprese le Regioni; sono preoccupato perché la scelta semplicistica della forma di gestione in house del servizio idrico integrato, qualificato quale servizio di rilevanza economica, fatta dall’Ato di Ragusa in deroga all’affidamento in “in via ordinaria” a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuate mediante procedure competitive ad evidenza pubblica non convince in ordine ai motivi della deroga stessa così come indicati nell’art. 23 bis del decreto–legge 25 giugno 2008, n.112, convertito nella legge 133/2008, e nel suo regolamento attuativo pubblicato in Guri nel mese di ottobre 2010; sono preoccupato perché la deroga che la legge consente deve essere soggetta al verificarsi di situazioni che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato.
Ha verificato l’Ato tali situazioni?”.
“Sono preoccupato – sottolinea inoltre Cosentini – perché non mi risultano effettuate da parte dell’Ato specifiche analisi di mercato sulla base delle quali si possa dimostrare che la libera iniziativa economica privata non risulti idonea, secondo criteri di proporzionalità, sussidiarietà orizzontale ed efficienza, a garantire un servizio rispondente ai bisogni della comunità; sono preoccupato di come l’Ato potrà adottare la delibera quadro prevista dal regolamento attuativo che illustra la verifica compiuta ed evidenzia, avendo sottratto il servizio idrico integrato alla liberalizzazione, il fallimento del sistema concorrenziale (mai provato) e, viceversa, i benefici per la stabilizzazione, lo sviluppo e l’equità, all’interno della comunità locale derivanti dal mantenimento di un regime di esclusiva del servizio; sono preoccupato perché sulla verifica dei dati che saranno forniti dall’Ato si dovrà pronunciare l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) e non solo in sede di prima applicazione ma anche anno per anno.
E cosa può succedere se tali dati, come è fortemente probabile, non dovessero riscontrare il parere positivo dell’autorità preposta? Queste e tante altre le mie preoccupazioni che potrebbero essere quelle dei tanti cittadini cui, non essendo data la possibilità di un approfondimento della materia, scopriranno sulla loro pelle, con il pagamento della tariffa, che le preoccupazioni erano fondate”.
(r.r.)