Una sala gremita di persone ha fatto da cornice alla presentazione del libro “Gino, mio padre – Storia di un uomo e dei suoi tempi” tenutasi ieri pomeriggio all’auditorium Avis di Ragusa. Presenti anche i componenti dell’associazione “Ragusa in movimento” con in testa il presidente Mario Chiavola. “Siamo davvero soddisfatti – afferma quest’ultimo – per l’attenzione che è riuscita a calamitare l’illustrazione dei contenuti del testo scritto da Tuccio Battaglia. Sono stato uno dei pochi a leggere le bozze del libro di Tuccio quando ancora erano su word. Sono certo, però, che quei racconti abbiano contribuito ad accrescere in me un interesse per la storia ragusana più di quanto sia accaduto con molti relatori in altrettanti convegni. E avere potuto verificare come questo stesso interesse sia stato trasmesso ai numerosi partecipanti all’iniziativa, non fa che aumentare la mia soddisfazione”. “Gino, mio padre”, così come hanno chiarito anche Daniele Tranchida, docente di Storia moderna dell’Università di Messina, e Gaetano Cosentini, antichista (presente anche Paolo Schininà), che hanno presentato i contenuti di quest’opera oltre alle ragioni che hanno spinto Battaglia a scriverla, è un libro-racconto che mette in luce almeno vent’anni di storia nella piccola provincia siciliana di Ragusa. Storia fatta di lavoro, doveri, ideali, svago e caffè. Venti anni a cavallo fra i due conflitti mondiali nel contesto di un paese che cambia, di una provincia che nasce oltre che di una società che si evolve. “Un libro – dice Chiavola – ricco di aneddoti, a cominciare dai racconti della vita militare, dalla guerra alla prigionia, non trascurando neppure i moti del “non si parte” oltre alle stravaganze tipiche dei giovani di quegli anni. Insomma, una immersione vera e propria nella Ragusa del Ventennio che avrà fatto senz’altro piacere a chi, di quel periodo, conosce poco e niente e quindi avrà voluto indagare con il piglio se non dello storico quantomeno con quello del curioso. Noi, ovviamente, speriamo che questo libro possa suscitare la dovuta attenzione e che riesca a valicare i confini dell’area iblea per fare conoscere la nostra realtà pure all’esterno. In effetti, già Pietrangelo Buttafuoco, in una delle sue rubriche tenute su testate a livello nazionale, ha avuto modo di parlarne. E questo è un bel modo di promuovere un libro scritto con tanto amore e passione”.