PRESENTAZIONE DEL PIANO PASTORALE 2015-2016

In una Cattedrale piena di fedeli, ieri sera, il Vescovo di Ragusa, monsignor Paolo Urso ha presentato il nuovo Piano Pastorale per l’anno 2015-2016 che ha come tema “EUCARISTIA, MATRIMONIO E FAMIGLIA”.

Ecco il testo

Amici carissimi,

 

si è concluso il secondo quadriennio sul tema dell’ «educhiamoci»: alla libertà, alla verità, alla corresponsabilità e alla speranza.

 

E adesso quali saranno i passi futuri?

 

Con il consiglio pastorale diocesano ci siamo interrogati sugli obiettivi e sulle modalità del nostro nuovo percorso pastorale. Abbiamo letto la situazione: le gravi sfide alla famiglia, l’insistenza di Papa Francesco sul tema della famiglia, la convocazione di due Sinodi dei Vescovi sulla famiglia (2014 e 2015), gli Orientamenti pastorali della Conferenza episcopale italiana sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia (2012) e per l’annuncio e la catechesi in Italia (2014), la celebrazione, nel 2016, del 26º Congresso eucaristico nazionale a Genova… Si è quindi deciso di formulare così il tema del prossimo anno: «Eucaristia, matrimonio e famiglia».

 

Nei giorni 8, 9 e 20 aprile 2015, con le modalità degli ultimi due anni, rivelatesi valide, si è svolta l’assemblea diocesana. L’8 aprile abbiamo ascoltato la relazione di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, che ancora una volta ringraziamo, e il 9 aprile le parrocchie si sono confrontate sui seguenti tre punti:

 

1)   ascolto: ciascuno provi a descrivere, nel territorio e nella comunità parrocchiale, nei movimenti e associazioni, nei luoghi della vita sociale e del lavoro in cui opera, la presenza efficace della buona notizia del matrimonio e della famiglia. Si tratta di raccontare storie concrete di tenerezza sponsale e familiare che rendono presente l’amore di Gesù che si è fatto carne nell’Eucaristia.

 

2)   sguardo su Cristo: come, guardando a Gesù, cambiare il cuore delle nostre comunità ecclesiali, per una conversione di tutta la prassi pastorale in prospettiva familiare, superando le ottiche individualistiche che ancora la caratterizzano?

 

3)   confronto: provate a discernere, in una aperta condivisione fraterna, come un consiglio pastorale (o il gruppo dei collaboratori del parroco) può tradurre nella comunità parrocchiale l’icona del buon samaritano (cfr. Lc 10,25 – 37), in modo che ogni famiglia, come piccola chiesa domestica, divenga la locanda dell’umanità ferita.

 

Il 20 aprile la prof. Antonella Giardina, che cordialmente ringraziamo, ha presentato la sintesi delle relazioni pervenute sino a quel momento; sintesi successivamente completata e rielaborata a motivo della consegna di altre relazioni.

 

Quali, dunque, i passi futuri?

 

Nell’anno pastorale 2015-2016 daremo uno sguardo alle sfide che matrimonio e famiglia oggi devono affrontare. Come Chiesa non possiamo e non vogliamo rimanere indifferenti. Sentiamo l’urgenza di prenderci cura del matrimonio e della famiglia e lo faremo nel modo che ci è proprio. Mentre indicheremo nell’Eucaristia la sorgente e la scuola dell’amore, del dialogo e del servizio, ci impegneremo con maggiore intelligenza, umiltà e passione per:

–      preparare i giovani al matrimonio e alla famiglia;

–      accompagnare le giovani coppie;

–      sostenere le famiglie nell’impegno dell’educazione dei figli;

 

L’otto dicembre prossimo inizierà il Giubileo straordinario della misericordia, che si concluderà il venti novembre 2016. La dimensione della misericordia «condirà» il nostro percorso pastorale e ci accompagnerà nel cammino. Terremo presenti le parole di Papa Francesco a commento dell’insegnamento di Gesù presente nel vangelo di Luca, capitolo 6, versetti 37-38: «[Gesù] Dice anzitutto di non giudicare e di non condannare. Se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello… Quanto male fanno le parole quando sono mosse da sentimenti di gelosia e invidia! Parlare male del fratello in sua assenza equivale a porlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto. Ma questo non è ancora sufficiente per esprimere la misericordia. Gesù chiede anche di perdonare e di donare. Essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità».

 

Noterete, in questo documento, la presenza di molti riferimenti ai documenti dei Papi o della Conferenza episcopale italiana e soprattutto la trascrizione letterale di testi. Tutto ciò è voluto. Le indicazioni offerte non sono il pensiero di un teologo, di un moralista, di un liturgista o di un pastoralista. È la Chiesa che ci chiede coraggio e creatività per rispondere alle attese del matrimonio e della famiglia, oggi pesantemente aggrediti.

 

 

Le sfide

 

1.      Quali sfide?

 

Nel saluto iniziale all’assemblea diocesana, prima che don Paolo Gentili ci offrisse la sua pacata, profonda e puntuale riflessione, ho rivolto ai presenti un duplice invito: avere la piena consapevolezza di ciò che sta succedendo in tema di matrimonio e famiglia; affrontare le sfide al matrimonio e alla famiglia con lucidità, serenità, serietà e fedeltà al vangelo.

 

Citavo l’inizio di «Noi», l’ultimo romanzo dello scrittore inglese David Nicholls: «Secondo me il nostro matrimonio è arrivato al capolinea, Douglas. Penso che ti lascerò». Connie e Douglas stanno insieme da più di vent’anni ed hanno un figlio di diciassette anni. Lui è un dottore in biochimica e lei un’artista.

 

Questa è una storia che si ripete sempre più spesso e non dopo più di vent’anni. Il matrimonio e la famiglia devono affrontare sfide molto pesanti e, in parte, anche inedite. Non sono in gioco aspetti particolari, anche se importanti. Oggi è in gioco ciò che costituisce la struttura fondamentale del matrimonio e si profilano nuovi e non sempre validi modelli familiari.

 

«La famiglia, ha scritto Papa Francesco, attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forza di gratificazione affettiva che può costruirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia». Purtroppo questa visione influisce anche sulla mentalità dei cristiani, «causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto».

 

Il contesto nel quale ci troviamo «se sul piano economico parla il linguaggio di una crisi grave perdurante, su quello culturale mette a dura prova motivazioni e scelte di fondo. Avvertiamo nel nostro cuore il peso dell’incertezza e del disagio che attanagliano soprattutto i giovani, ritardando la realizzazione di progetti di vita; siamo testimoni della frammentazione che indebolisce i legami tra le persone, umilia la vita nascente ed emargina gli anziani, con il risultato di impoverire il tessuto dell’intera società». Così il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, diceva al Papa in occasione della veglia di preghiera la vigilia della terza assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, il 4 ottobre 2014, in piazza San Pietro.

 

E alcuni giorni dopo, il 25 ottobre 2014, rispondendo alle domande dei membri del Movimento apostolico di Schoenstatt, Papa Francesco esprimeva la convinzione che «la famiglia cristiana, la famiglia, il matrimonio, non sia mai stato attaccato come in questo momento… la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita».

 

Al prof. Giorgio Campanini fu chiesto di tenere una relazione, l’8 ottobre 2011, al XV convegno ecclesiale dell’arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni sul tema: “Oltre la crisi della famiglia una rinnovata sfida educativa”. Il convegno aveva come tema: “Educare… solidali con la famiglia”. In quella relazione il prof. Campanini parlò di quattro sfide:

a)   la sfida della privatizzazione del matrimonio, ridotto a una realtà meramente privata;

b)   la sfida della durata;

c)   la sfida della responsabilità nella trasmissione della vita;

d)   la sfida della nuova femminilità.

 

Per avere un quadro abbastanza ampio delle sfide che vengono poste oggi al matrimonio e alla famiglia, può essere utile leggere la prima parte dello «Strumento di lavoro» (23.6.2015) della 14ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha come titolo «L’ascolto delle sfide sulla famiglia» e si articola in quattro capitoli:

–      la famiglia e il contesto antropologico culturale;

–      la famiglia e il contesto socio-economico;

–      famiglia e inclusione;

–      famiglia, affettività e vita.

 

Ritengo che la sfida più radicale, più pericolosa e più violenta sia oggi la pluralità dei modelli familiari, con rilevante incremento delle coppie «liquide». Non dobbiamo dimenticare che «l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!».

 

Ci sostiene, però, una convinzione chiaramente espressa da Giovanni Paolo II ed ancora attuale: «Di fronte ad una società che rischia di essere sempre più spersonalizzata e massificata, e quindi disumana e disumanizzante, con le risultanze negative di tante forme di “evasione” […], la famiglia possiede e sprigiona ancora oggi energie formidabili capaci di strappare l’uomo dall’anonimato, di mantenerlo cosciente della sua dignità personale, di arricchirlo di profonda umanità e di inserirlo attivamente con la sua unicità e irripetibilità nel tessuto della società». A lui ha fatto eco Papa Francesco: «la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale». Nonostante i molti problemi che oggi le famiglie vivono, e nonostante alcune tendenze che preoccupano, nel nostro Paese si è ben lontani da un radicale depotenziamento delle funzioni che la famiglia svolge e continuerà a svolgere.

 

La crisi della famiglia, è ovvio, non nasce oggi, è antica «come il mondo»! Nel 1950 Bruce Marshall, con sottile ironia, indicava nella reciproca indifferenza tra un uomo e una donna il segno che erano sposati: «L’abate stava a sedere sul treno col cestino sulle ginocchia. Accanto aveva una giovane con gli occhi lessi, freddi e sporgenti … Di faccia aveva un uomo e una donna di mezza età, che erano così indifferenti l’uno all’altra da far pensare che fossero sposati”».

 

Ma è anche ugualmente ovvio che la tipologia delle sfide varia in base ai luoghi e ai tempi. Questa varietà esige da noi uno sguardo attento per cogliere le sfide che la famiglia deve affrontare oggi nel nostro territorio.

 

2.      Il nostro modo di affrontarle

 

Il secondo invito che rivolgevo ai partecipanti all’assemblea diocesana dello scorso aprile riguardava il modo di affrontare le sfide al matrimonio e alla famiglia: con lucidità, serenità, serietà e fedeltà al vangelo.

 

Nel saluto rivolto al Papa, durante la veglia di preghiera del 4 ottobre 2014 in piazza San Pietro in preparazione al Sinodo dei Vescovi, il card. Angelo Bagnasco fu molto chiaro: «Come Chiesa sentiamo di non voler combattere alcuna battaglia di retroguardia, né semplicemente di difesa; intendiamo, piuttosto, spenderci fra la gente… non vogliamo né possiamo rassegnarci… Rinnoviamo, piuttosto, la responsabilità del nostro servizio, che ci chiama a promuovere e far brillare la grandezza e la verità della vocazione umana e del Vangelo del matrimonio e della famiglia. Ci guida e ci sprona un amore appassionato per l’uomo, approfondito alla luce dell’esperienza cristiana che, se non ci impedisce di riconoscerne le fragilità, ce ne fa ancora più gustare la dignità e la bellezza».

 

Questi i punti indicati dal card. Bagnasco, questa la modalità che vogliamo seguire:

a)   né battaglia di retroguardia, né semplicemente di difesa, né rassegnazione;

b)   «spendersi» fra la gente;

c)   promuovere e far brillare la grandezza e la verità del matrimonio e della famiglia.

 

La vera ragione che ci spinge ad operare è l’amore appassionato per l’uomo, anche se fragile, ma sempre dotato di dignità e di bellezza.

 

Durante la stessa veglia, Papa Francesco suggerì di chiedere allo Spirito Santo tre doni per i Padri sinodali.:

 

a)   anzitutto l’ascolto: «Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa, dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’ “odore” degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce (cfr Gaudium et spes, 1). A quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia… Dallo Spirito Santo per i padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama»;

 

b)   il «confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé. Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità. La storia della Chiesa – lo sappiamo – non ci racconta forse di tante situazioni analoghe, che i nostri padri hanno saputo superare con ostinata pazienza e creatività?»;

 

c)   lo sguardo. «È il terzo dono che imploriamo con la nostra preghiera. Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il [nostro] lavoro… in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate. È quanto lascia intuire l’indicazione evangelica: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Sono parole che contengono il testamento spirituale di Maria, “amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 286). Facciamole nostre!».

 

Questi stessi doni vogliamo chiedere allo Spirito Santo anche per noi, per affrontare le attuali sfide al matrimonio e alla famiglia con lucidità, serenità, serietà e fedeltà al vangelo.

 

L’indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, «come tempo favorevole per la Chiesa», ci offre una essenziale linea di azione: «tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre» e «rendere più forte ed efficace la testimonianza dei credenti».

 

 

3.      La Chiesa si prende cura della famiglia

 

Quando si dice: il caso! Stavo cercando in internet un documento, quando mi sono imbattuto nella presentazione di «Radici e Ali». Don Mirko Bellora inizia la presentazione con una «splendida metafora sulla famiglia, una parabola nella parabola». Ve la trascrivo: