PRIMO MEMORIAL MAURIZIO MINARDI

Nell’immaginario collettivo il carcere ha sempre rappresentato il luogo in cui espiare le pene inflitte per i reati commessi, sottovalutando il ruolo rieducativo e di reinserimento del detenuto nel contesto sociale. Tante le strutture carcerarie che si adoperano per offrire ai soggetti ospitati un ambiente in cui il rigore si associa al riconoscimento di alcuni basilari diritti della persona, fra cui attività volte alla socializzazione ed al rispetto dell’altro. La Casa Circondariale di Modica ha, negli ultimi tempi, avviato una serie di iniziative atte a conseguire tali risultati, grazie all’attenzione ed al supporto dell’Assessorato Provinciale alle Politiche Sociali, nella veste del suo rappresentante, l’Assessore Piero Mandarà, che con la Dottoressa Giovanna Maltese, direttore carcerario, hanno avviato una prolifica ed intensa collaborazione. Un’iniziativa particolarmente ricca di significato si è svolta venerdì  9 dicembre  a Modica presso il Centro Sportivo Aurnia, intitolata 1°Memorial Maurizio Minardi e rientrante nell’ambito del progetto “Partita della Solidarietà”.

Una rappresentanza di 6 giovani detenuti ha disputato una partita di calcetto con una rappresentanza di politici. Un incontro simbolico che ha commemorato la figura dell’Ingegner Maurizio Minardi, prematuramente scomparso due anni fa, il quale operava volontariamente all’interno del penitenziario modicano organizzando tornei di calcio fra detenuti e colleghi appartenenti ad ordini professionali. Particolarità dell’iniziativa è stata il permettere ai detenuti-calciatori di lasciare il penitenziario il tempo necessario per disputare l’incontro ed assaporare un pizzico di libertà. I politici partecipanti, Piero Mandarà, Salvatore Mandarà, Silvio Galizia, Ettore Di Paola, Pietro Barrera, Fabio Nicosia e Vincenzo Pitino, hanno mostrato grande coinvolgimento durante l’incontro anche se hanno realizzato, con Di Paola, un unico gol contro i 5 degli avversari. Ha arbitrato l’incontro Giancarlo Guastella, che svolge l’attività di guardia penitenziaria, mentre ad incoraggiare i giovani detenuti c’era l’attore Angelo Russo, alias ‘Catarella’, simpatico poliziotto della serie televisiva ‘Il Commissario Montalbano’.

“Voglio ringraziare la dottoressa Maltese, direttrice del carcere – ha dichiarato a fine partita l’assessore Piero Mandarà – che ha reso possibile tutta questa manifestazione. Grazie anche a chi ha allenato questi ragazzi, che si è prodigato per un anno, facendo grossi sacrifici con pochissime entrate: Carmelo Scalone”. Ma anche i giovani protagonisti hanno voluto dire qualcosa: “E’ stata un’iniziativa bella, ci auguriamo che ce ne siano delle altre. Da parte nostra speriamo di non esserci più la prossima volta o almeno speriamo di essere presenti in altre vesti. Vogliamo ringraziare l’assessore per questo progetto perché grazie a lui abbiamo avuto la possibilità di essere qui e ne siamo contenti. Grazie anche a chi ci ha allenati e alla nostra direttrice”.

Un plauso davvero sentito che ha sottolineato come, nonostante la privazione della libertà, all’interno del penitenziario siano trattati dignitosamente potendo affrontare la pena in modo meno cruento possibile. Inoltre, in occasione delle imminenti festività natalizie, l’assessore Piero Mandarà ha voluto omaggiare tutti gli ospiti dell’istituto carcerario di una cyclette con la quale potranno tenersi allenati per future attività sportive. Particolarmente soddisfatta è parsa la dottoressa Maltese: “L’iniziativa è nata dal finanziamento di un progetto: Progetto stelle iblee. Questo prevedeva l’attività motoria per i detenuti, che in carcere è molto importante perché allenta le tensioni e fa uscire un po’ dagli spazi chiusi delle celle. Sono state organizzate delle partite e alla fine si è pensato di disputare una partita in memoria dell’Ingegnere Minardi. I detenuti oggi sono in permesso, in totale libertà. Il loro stato d’animo è notevole. Da due mesi attendono questa data per sentirsi uomini liberi, in grado di competere e di confrontarsi con la comunità esterna. Loro sono soddisfatti così come lo siamo noi che siamo riusciti nell’intento e con sforzi burocratici ad ottenere ciò, anche attraverso gli uffici superiori che ci hanno dato fiducia. In un campo di calcio si realizza l’integrazione tra il mondo chiuso del carcere e la comunità libera”.

A fine gara, ogni partecipante ha ricevuto una medaglia ricordo ed i vincitori sono stati insigniti di una coppa che vuol essere il simbolo della loro nuova rinnovata voglia di fare in modo sano e completo. Una vittoria che ha il sapore del riscatto.