Per la prima volta si può intraprendere uno scavo subacqueo nella città di Kyme d’Eolide, in Turchia, grazie alla costanza e al lavoro svolto in questi anni dal Prof. Antonio La Marca, direttore della Missione archeologica italiana, e dall’ archeologo Nicolò Bruno. Dopo i normali espletamenti burocratici, i subacquei, Antonella Pancaldo, Veronica Falcone e Maurizio Buggea, hanno testato la sorbona alla presenza del funzionario governativo mandato dal governo turco per garantire la correttezza dell’operato degli studiosi italiani. Lo strumento, una sorta di aspirapolvere ad acqua, consentirà di mettere in luce i resti sotto sabbia del porto e di parte della citta. Si stanno svolgendo, inoltre, rilievi topografici a cura del geologo Paolo Perconti con l’utilizzo del GPS RTK che, attraverso i satelliti, con un errore millimetrico permettono di mettere in pianta i resti delle strutture sommerse. In questi giorni si sta rilevando una poderosa struttura sommersa lunga più di 60 mt. non ancora studiata, probabilmente di periodo classico; nel contempo, il geoarcheologo Alberto Lezziero accompagnato dall’ archeologa Alessandra Canazza, stanno effettuando sulla terraferma una campagna di ricerca con un georadar ( GPR ) per leggere e mettere in pianta strutture attualmente coperte dalla terra, e permettere di organizzare al meglio i futuri scavi. L’equipe dunque si avvale per la prima volta di tecnologie mai utilizzate nella antica capitale dell’Eolide.