PRO MEMORIA PER IL SEGRETARIO LUPO E IL NEO SINDACO PICCITTO

 

In occasione della annunciata ennesima visita del Segretario Regionale del Partito Democratico  Peppino Lupo e dell’odierno conferimento delle deleghe da parte del neo Sindaco Federico Piccito, appare opportuni intervenire su quanto accaduto.

I Ragusani, il 23 e 24 giugno scorso, pur eleggendo un sindaco, hanno, in effetti, votato “contro“.

Hanno votato contro una coalizione, priva di alcun vero significato politico, disomogenea,  formata da esponenti di frazioni di partiti politici, che, soprattutto al secondo turno, era equiparabile ad una sorta di “ patto di sindacato “, nell’ambito del quale singole minoranze si accordano per conquistare una poltrona nel consiglio di amministrazione delle società di capitali.

Un candidato sindaco, ex UDC ed ex PID, che, dopo anni di vicesindacatura, non ammette altre soluzioni che non vedano la sua promozione a capo della amministrazione.

Un deputato regionale, transitato dal centro-destra al centro-sinistra, che non intende perdere il controllo, tramite un suo fedelissimo delegato, sul Comune.

Una serie di esponenti di vari partiti di centrosinistra e di centrodestra, uniti solo dalla comune aspirazione alla carica di assessore.

Non c’è stato e non poteva esserci un progetto comune di governo della città, anche perché, fino ad un recente passato, le contrapposizioni, pure su singoli atti, erano state aspre ed inconciliabili.

Progetto invece assolutamente indispensabile per gli effetti disastrosi che la gravissima crisi economico-finanziaria, che sta attraversando i paesi dell’Europa, ha prodotto e continua a produrre sul sistema produttivo della città.

L’agricoltura, ed in particolare la zootecnia, è in difficoltà per la scarsa remuneratività del latte prodotto; le più grandi aziende del comparto orticolo della fascia costiera, sommerse dai debiti e dalla concorrenza dei paese del Nord-Africa,  sono in esecuzione forzata.

Dopo la chiusura, risalente ad alcuni anni or sono, delle due più importanti industre del settore alimentare (mulini e pastifici), dopo lo smantellamento della IBLA, esempio di produzione nuova nel nostro territorio, dopo la cessazione di attività di aziende storiche come la Ancione, che assicuravano importanti effetti occupazionali, i piccoli stabilimenti, anche a carattere artigianale, proseguono con enormi difficoltà ed a ritmi ridotti la loro attività, mentre si susseguono, in tutti i settori, le procedure concorsuali, per fortuna in gran parte limitate a quelle concordatarie che possono far sperare in una, sia pure difficilissima, ripresa di attività da parte di operatori nuovi.

Gli effetti sociali negativi non hanno certo bisogno di commento alcuno.

Eppure, né prima né durante la campagna elettorale, sono emerse serie e convinte manifestazioni, quantomeno, di interesse dei candidati di questa strana coalizione nei confronti di tale drammatica condizione, non tanto per ottenere promesse di rimedi risolutivi, non dovuti dall’ente locale, quanto per avere esplicita conferma circa la consapevolezza dei futuri amministratori della gravità dei problemi.

Non si è avuta, poi, ed in particolare, l’assunzione, da parte del candidato sindaco e di tutti i soggetti della coalizione, di un impegno, inequivoco, preciso e rigoroso, diretto ad un totale cambiamento delle politiche del passato.

Soprattutto in materia urbanistica, laddove è indispensabile ed urgente una radicale inversione di tendenza rispetto ad alcune sconsiderate iniziative degli anni scorsi, assunte dalle amministrazioni di centro destra, delle quali il candidato sindaco e numerosi esponenti della strana coalizione facevano parte, che hanno implicato, con la netta e radicale opposizione dei più avveduti consiglieri comunali del Partito Democratico, la previsione, in variante al P.R,.G. del 2006, di ulteriore ed enorme espansione edilizia in zona agricola, assolutamente non dovuta rispetto ad un inesistente fabbisogno abitativo, già assicurato dalla edilizia esistente.

Con oneri gravissimi a carico della intera collettività, con guasti irreparabili all’edificato del centro storico, e con il solo e non indifferente vantaggio dei pochi titolari delle aree interessate!Nel frattempo, per strana ma oggettiva coincidenza, il progetto del tanto atteso, e mai adottato, Piano Particolareggiato del centro storico, già pronto dal 1996, sottoposto nel corso degli anni a continue rivisitazioni senza mai approdare in Consiglio Comunale, è stato sì approntato dalla amministrazione di centrodestra e tuttavia da emendare, per la mancata previsione della possibilità del rinnovo integrale della edilizia c.d. minore, già in avanzato stato di degrado, sulla quale invece occorreva ed occorre concentrare ogni sforzo, onde evitare che i quartieri storici finiscano per diventare cumuli di macerie, mentre in periferia si continuano a creare nuovi edifici..

Sforzo, purtroppo disatteso, quando occorreva, come insistentemente richiesto dai consiglieri comunali del Partito Democratico, adottare tempestivamente le controdeduzioni, invece purtroppo omesse, avverso l’abnorme, illogica e non motivata, reintroduzione, in sede di approvazione regionale, delle limitazioni alla possibilità di rinnovo della edilizia minore del centro storico, con il risultato che oggi la speranza di evitare il definitivo degrado fisico e sociale del quartiere storico, incessantemente abbandonato dai suoi abitanti, risulta affidata alla iniziativa di alcuni privati che hanno proposto ricorso al TAR contro l’assurdo provvedimento regionale.

Senza dire poi dell’ulteriore tentativo, fortunatamente fallito, della amministrazione di centrodestra, con gli stessi esponenti della coalizione bocciata dall’elettorato, di introdurre nel P.R.G. previsioni di nuova espansione edilizia in occasione della variante di adeguamento dei Piani Particolareggiati di Recupero.

Rispetto alla necessità ed alla urgenza di una radicale inversione di tendenza nella politica urbanistica del passato, il silenzio dei candidati della coalizione, oltre a sconcertare l’elettorato di centrosinistra, è apparso ancor più grave proprio ora che si discute a livello nazionale e nel Parlamento, di un disegno di legge fortemente limitativo di ulteriore, antieconomico ed inutile consumo di  suolo.

E che dire “dell’assordante silenzio” mantenuto su due temi (Parco degli Iblei e Piano Paesaggistico) invece fortemente ed inutilmente osteggiati, anche giudiziariamente, dalla amministrazione di centrodestra, riproposta e bocciata dall’elettorato, invece indispensabili volani per il rilancio della agricoltura e zootecnia di qualità il Parco, anche per l’uso del relativo marchio, e per la riqualicazione urbanistica del territorio, il Piano! A ciò si aggiunga che in campagna elettorale nulla è stato detto del necessario recupero del procedimento di perimetrazione del Parco per inserirvi all’interno la maggior parte possibile del territorio comunale e candidare la città alla guida dell’Ente gestore del Parco stesso.

L’impegno poi di un sostanziale cambiamento doveva riguardare anche l’indebitamento del Comune, sul quale tutta la città aveva il diritto di essere tempestivamente e puntualmente informata non solo in ordine alla sua effettiva consistenza ed alla volontà di scongiurare un aumento della già insopportabile pressione fiscale, ma soprattutto con riguardo alle relative cause, sia per far capire a tutti le ragioni per cui un Comune, in passato virtuoso e con i conti a posto, si è venuto ora trovare in difficoltà finanziarie, sia per individuare, con estrema chiarezza, quali sono, tra i tanti malfunzionanti o meno, servizi comunali quelli cui la spesa è lievitata enormemente.

Anche in questa materia è totalmente mancata da parte di tutta la composita coalizione la dovuta chiarezza e la altrettanto dovuta indicazione di una politica alternativa a quella che ha prodotto sprechi di spesa pubblica.

Qualche settimana or sono, si è potuto apprendere che a Perugia è stata recentemente inaugurata una nuova linea di mobilità pubblica urbana fondata sul mezzo ettometrico, che era stata ideata alcuni anni or sono per Ragusa. Con enorme delusione di quanti, soprattutto elettori di centrosinistra, coltivavano ancora il sogno di vedere realizzato un sistema di mobilità urbana alternativo di collegamento tra i quartieri storici della città.

Anche su questa innovazione straordinaria, non bastava e non basta la previsione contenuta nei vari piani pluriennali delle opere pubbliche, ma occorrevano ed occorrono progetti esecutivi, ricerca delle fonti di finanziamento, delibere di impegno, in buona sostanza atti amministrativi concreti.

Purtroppo dagli esponenti della raccogliticcia coalizione altro non si è avuto che un perdurante silenzio.

Come è noto, la città di Ragusa ha sofferto e continua a soffrire di una carenza assolutamente singolare, rispetto a tutti i capoluoghi della Sicilia, di una adeguata rete stradale e ferroviaria di collegamento tra gli stessi comuni della Provincia e tra il territorio e le principali città dell’isola.

In questo panorama, assolutamente deficitario, si sono tuttavia realizzate due infrastrutture fondamentali: il porto turistico di Marina di Ragusa e l’aeroporto “ Pio La Torre “ della vicina Comiso.

Né per l’uno né per l’altro, la strana coalizione di forze politiche opposte ha saputo comunicare alla città quali collaborazioni con il gestore del primo sono state attuate o si vogliono attuare per potenziarne l’utilizzo, e soprattutto quali iniziative si vogliono intraprendere per incrementare l’attività della imprenditoria ragusana, artigianale e commerciale, del settore nautico, allo stato rimasta del tutto estranea alla struttura portuale; e quali iniziative si intendono assumere, da parte del Comune Ragusa, per partecipare, nell’interesse degli operatori economici, dei cittadini, dei turisti, alle scelte che saranno adottate dal gestore del secondo in ordine ai collegamenti, agli orari etc. delle tratte aeree.

Sconcertanti silenzi dai quali tutti hanno intravisto un pauroso vuoto di idee e di capacita, non sostituibile dalla massiccia cartellonistica di immagini personali !

Si potrebbe continuare. Ma basta un ultimo riferimento ad un dato, che potrebbe sembrare secondario ma non lo è.

Per effetto di recenti iniziative legislative, tanto tardive quanto indispensabili ed opportune per il miglioramento del sistema giustizia, è stata disposta, con l’accorpamento degli uffici giudiziari di Ragusa e Modica, la istituzione di un solo Tribunale provinciale con sede a Ragusa.

Alla vigilia della scadenza del termine per rendere operativa la nuova struttura giudiziaria (settembre prossimo), nonostante le pressioni di tutti gli operatori del settore, l’amministrazione comunale di Ragusa, il cui patrimonio edilizio di contenitori per uffici è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, non è stato in grado, tra iniziali rifiuti, ritardi di intervento, promesse sbagliate,  di mettere a disposizione del Ministero competente i locali da destinare al necessario ampliamento del Tribunale, con il rischio, ormai quasi certo, di vedere rinviare ancora per anni, o addirittura di vanificare, il pieno funzionamento dell’ormai unico ufficio giudiziario della provincia iblea, con guasti enormi al tessuto economico-sociale dell’intero territorio.

Ad omissioni così clamorose, una coalizione che aspira, con il voto degli elettori soprattutto del centrosinistra, al governo della città, avrebbe dovuto, quantomeno, assumere impegni precisi, pubblici, inderogabili, per soluzioni immediate e comunque tempestive.

A quanti, tra i candidati in buona fede di questa coalizione, si chiedono il perché di una così clamorosa sconfitta, è sufficiente ricordare che anche i silenzi su aspetti così decisivi per il futuro della città, possono aver contribuito a scatenare quel massiccio voto “contro“, indirizzato ad una coalizione che, già innaturale sul piano politico e programmatico, già scopertamente coagulata per soddisfare appetiti ed ambizioni personali, già notoriamente legata ad un passato non condiviso, non aveva saputo dimostrare di avere personale capace di affrontare i nodi essenziali di questa comunità.

Quando, per le ragioni più varie, compresi i dissidi interni ad ogni singola forza politica, non si riesce ad affrontare il giudizio degli elettori con una proposta credibile ed unitaria, la soluzione non è quella di ricorrere alle “ ammucchiate “ impossibili, confidando nella somma dei numeri. L’unico rimedio sarebbe stato, per le forze tutte che si riconoscono nel centrosinistra, stato quello di affidarsi ad una “innovazione del passato“: imitare le città di Palermo e Catania che hanno deciso di ripercorrere le esperienze amministrative degli anni ’90, vissute anche dalla città di Ragusa.

Allo stato attuale, tuttavia, altro non resta che tentare di ritornare alla normalità della contrapposizione tra forze politiche diverse ed alla ricomposizione dell’unità all’interno del Partito Democratico, possibili solo se tutti quanti, nessuno escluso, hanno voluto la realizzazione di questa coalizione faranno un doveroso passo indietro.

                                                                       Angela Barone II Circolo PD Ragusa