QUALCOSA DA SAPERE SULLE ANNATE

L’ultimo evento svoltosi a Durban sui problemi dei cambiamenti climatici e su come l’uomo incida, per lo più negativamente, sull’equilibrio del clima, apre un tema di cui si parla troppo, ma soprattutto spesso in mala fede.

Per non prendere grandi cantonate nel mondo del vino, bisogna informarsi sull’andamento climatico delle varie annate di nostro interesse, ma soprattutto tenere a mente che un’annata eccellente a Montalcino, tanto per fare un esempio, non vuol dire che lo sia anche per la Sicilia o per qualunque altra zona territoriale.

A questo va aggiunto un altro fattore climatico, molto più difficile da verificare per un consumatore. Un’annata eccellente può anche aver riservato delle brutte sorprese in qualche zona, una grandinata, una forte pioggia, malattie nel vigneto, che ha compromesso i vini di alcuni produttori. Escludendo questi eventi eccezionali e difficili per il consumatore da verificare, è bene essere informati sulle annate, almeno così avremo meno brutte sorprese di quante potremmo averne comprando vini senza nessuna informazione.

Come ogni anno, giornali, telegiornali e altri canali informativi propongono servizi sul giudizio qualitativo “sul vino che sarà” dell’ultima vendemmia. In genere, tranne in casi effettivamente drammatici, non sentiremo mai dire che un’annata non sia quantomeno buona, quando non viene usato il termine eccellente.

Nel 2010 si è assistito al sorpasso italiano sulla Francia a livello quantitativo di produzione di uva da destinare a vino. I nostri sistemi d’informazione, purtroppo, spinti da orgoglio nazionale, hanno avuto la gran colpa di averla esaltata esageratamente, per nascondere un problema serio su cosa vuol dire un’annata eccessivamente produttiva e quindi calda, soprattutto per quanto riguarda il meridione d’Italia.

Più l’annata sarà calda, più uva verrà prodotta. La conseguenza di ciò è un calo qualitativo del prodotto finale. Che vuol dire vini eccessivamente alcolici, assolutamente poveri di eleganza all’olfattiva, con note monocordi di frutta cotta e pizzicore alcolico, una persistenza aromatica brevissima alla gustativa, ma soprattutto vini con una vita brevissima, spesso non oltre un anno, poiché poverissimi di acidità. Il rischio, quindi, è di acquistare un vino di una determinata annata, perché se ne è parlato bene, e avere poi l’amara sorpresa di trovarsi nel bicchiere un vino ossidato e in alcuni casi ormai non “potabile”. Problema di non poco conto, quando si è deciso di acquistare una bottiglia di un certo prezzo.

Per avere una maggiore coscienza della differenza tra una annata buona e una cattiva, si può acquistare una stessa etichetta in due annate diverse, ma successive. Basando la nostra scelta su una annata particolarmente calda. Questo sistema diventa particolarmente didattico quando una bottiglia di un’annata più recente risulta essere in peggiore stato rispetto a quella di un’annata più vecchia. Ma l’inverso è abbastanza utile per capire il fattore vita del vino.

Facciamo un esempio: il Brunello di Montalcino è considerato uno dei vini più longevi al mondo. Sicuramente è così, ma solo nelle annate migliori. Un esperimento che si potrebbe fare almeno una volta, è comprare una bottiglia di Brunello di Montalcino 1999 e una del 2002 di uno stesso produttore. La prima annate è considerata ottima, forse con troppo entusiasmo, dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, mentre la seconda annata, quella del 2002, viene definita discreta, quando sarebbe più consono definirla insufficiente, se non peggio. Se trovare una bottiglia del 1999 non sarà semplicissimo, ma non impossibile, quella del 2002 la troverete ovunque. Facendo questo esperimento avremo modo di capire come influenzi enormemente la qualità e la longevità di un vino l’andamento climatico. Se inserissimo, poi, nella degustazione anche l’annata 2003, collocata allo stesso livello di quella del 1999 dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, scopriremmo che siamo di fronte a un vino leggermente migliore rispetto al 2002, ma nettamente inferiore al 1999.

Il fatto è che i vari consorzi del vino sparsi per l’Italia sono formati dai produttori stessi, i quali hanno ovviamente tutto l’interesse a non danneggiare il proprio prodotto e quindi a valutare molto meglio l’annata rispetto a quello che effettivamente è stata.

È quindi imprescindibile ricordare o informarsi, se non si è vissuto nella zona da cui proviene il vino che ci interessa, su come sia stato l’andamento climatico e diffidare delle annate molto produttive. È importante questo, perché la maggior parte dei vini in Italia, a differenza della maggior parte dei vini in Francia, non subiscono variazioni di prezzo per l’annata. Troviamo, quindi, negli scaffali la stessa etichetta di un vino in annate diverse, magari una pessima e un’altra eccellente, con una variazione di prezzo minima dettata da fattori che nulla hanno a che fare con la qualità del prodotto. La maggior parte dell’aumento dei prezzi dei vini in Italia è dettato o dalla grande richiesta che si è avuta di quel vino, quindi  da questioni di marketing, o da un cambio nella lavorazione del vino, il che vuol dire però che non si tratta più effettivamente dello stesso vino, nonostante mantenga la stessa etichetta.

Rimanendo in territorio siciliano un esperimento molto più economico, ma comunque valido si può fare con il Cerasuolo di Vittoria. Se decidessimo di prendere un prodotto di fascia media, potremmo provare un paragone tra l’annata 2007 e la 2008. Se decidessimo per un prodotto di fascia alta, destinato in genere a un maggiore invecchiamento, potremmo fare il paragone tra la 2003 e la 2006 e scoprire che nel ragusano, a differenza di Montalcino, l’annata 2003 è stata una buona annata e che l’annata 2006, tanto elogiata per i vini italiani, presenta nel ragusano già evidenti limiti.

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