QUEL BACIO CHE COSTO’ UNA DENUNCIA

Nina De Chriffe, l’ attivista No Tav che durante la manifestazione del 16 novembre scorso, da Susa a Bussoleno, baciò simbolicamente il casco di un poliziotto, in tenuta antisommossa nel cantiere dell’Alta velocità,  è stata denunciata, con l’accusa di violenza sessuale e oltraggio a pubblico ufficiale.

Con questo gesto, chiaramente figurativo, Nina era divenuta popolare e l’immagine del bacio immortalato ha fatto il giro dei blog e dei social network con una velocità incredibile.

L’immagine fa il giro del mondo, si pensa a un gesto pacifico e quasi romantico, simile a molti altri che in questi anni hanno costellato le pratiche non violente.
Fu lei a precisare che si trattava di un gesto di provocazione: “”Volevo che quel poliziotto si ricordasse quello che è successo a Marta di Pisa, lo scorso luglio è stata molestata e picchiata senza nessuna conseguenza per gli agenti“.  Marta “di Pisa” sarebbe Marta Camposana, attivista pisana che ha denunciato percosse e umiliazioni a sfondo sessista da parte di alcuni poliziotti.

Dopo il bacio, la De Chiffre si bagnò le dita con la saliva, provando ad avvicinarle alla bocca dell’agente in servizio Salvatore Piccione.

A distanza di un mese, per Nina De Chiffre arriva la denuncia pesantissima, così motivata da Franco Maccari, segretario generale del sindacato di Polizia (Coisp), durante un’intervista a “La Zanzara” su Radio24: “Ho denunciato la No Tav che ha baciato il casco del poliziotto. Se io la bacio sulla bocca, non é reato? Se fosse stato un poliziotto a baciare un manifestante a caso, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.

Nulla da obiettare alle motivazioni avanzate dal segretario che, però, forse dimentica la valenza simbolica della divisa: rappresentazione dello Stato e della sovranità delle istituzioni, istituzioni che, teoricamente e, purtroppo, utopicamente, dovrebbero rappresentare il popolo, unico detentore della sovranità legittimata.

Forse dimenticano tutto ciò anche lo stuolo di blogger e giornalisti che scrivono del bacio come di uno sfottò, sminuendone fortemente l’assunzione di principio a fondamento.

Maccari è un fiume in piena. All’ironia sferzante del conduttore de La Zanzara, risponde con un’irruenza repentina che vuole lamentare la mancata possibilità di sfogo delle forze di polizia con un poco responsabile “Se lo facciamo noi ci sono miliardi di polemiche, altro che casco, viene fuori la guerra mondiale appena tocchiamo con un fiorellino qualcuno. Oggi manifestare è un diritto sacrosanto, però quando si supera la linea della legalità bisogna essere inflessibili”.
Ma il gesto della No Tav può davvero essere paragonato a una violenza sessuale? Il poliziotto, per quanto infastidito, può essere paragonato alla vittima di uno stupro?

Se, come appare dalle dichiarazioni di Franco Maccari,  l’intento è quello di cavalcare i media e creare parallelismi tra i due fatti, la violenza accertata di alcuni poliziotti contro una manifestante, e il bacio, pur irridente, della manifestante sul casco del poliziotto, la mossa di usare la violenza sessuale come accusa per il bacio non è solo grottesca, è insultante.

Lo stesso giovane poliziotto in un’intervista glissa sull’episodio e si rallegra che la manifestazione di quel giorno si sia conclusa senza scontri.

Mi trovo perfettamente d’accordo a quello che Monica Lanfranco scrive sul Fatto delle Donne, “l’insulto non è rivolto solo verso le donne vittime di violenza, che quando denunciano i violentatori non è per un bacio: l’insulto più grave Maccari lo rivolge proprio contro i suoi stessi colleghi”. continua, la giornalista, “ho conosciuto molti poliziotti che svolgono con passione, umanità ed empatia il prezioso lavoro di raccolta delle denunce delle donne contro gli uomini violenti, che si impegnano come formatori per la tutela e la difesa dei minori nei casi di violenza assistita, che collaborano con i centri antiviolenza in molte città italiane. Che danno fa alla loro credibilità un collega che per avere i titoli sui giornali baratta il silenzioso e costante lavoro di questi molti onesti e seri con una trovata becera come confondere e paragonare una provocazione innocua e banale con la violenza sessuale?